Cosenza, muore in pronto soccorso ma nessuno avverte i familiari: «Per due giorni in obitorio»

VIDEO | Parla il figlio di un'anziana novantenne deceduta la notte del 16 febbraio all'ospedale dell'Annunziata: «Soltanto il 18 siamo riusciti a sapere che lei non c'era più: era in una cella frigorifera dell'obitorio» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Salvatore Bruno
22 febbraio 2021
14:26

Giunta al pronto soccorso la sera del 16 febbraio scorso con un’ambulanza del 118, è deceduta nel corso della notte, ma i familiari soltanto due giorni dopo, la mattina del 18 febbraio, hanno appreso della scomparsa di Maria, un’anziana donna di 90 anni, ospite di una casa di riposo di Dipignano e trasferita all’Annunziata di Cosenza dopo aver accusato un malore.

Nessuno ci ha informato

I tre figli hanno cercato invano di mettersi in contatto con l'ospedale per avere notizie sulle condizioni dell'amata madre, finché con colpevole ritardo, hanno appreso la drammatica notizia. Adesso, indignati, hanno chiesto assistenza legale per sporgere denuncia nei confronti dei responsabili. Il corpo esanime dell’anziana è stato allora condotto in obitorio, in una cella frigorifera, anche qui tra l’indifferenza degli operatori: «Questo ritengo sia l'aspetto più allucinante della vicenda - dice uno dei figlio, Santino Esposito - Il suo trasferimento è avvenuto nell'indifferenza. Eppure i contatti di mia madre erano ben evidenziati sulla sua scheda. Né il medico che l'ha soccorsa, né quello del turno successivo hanno avuto il buon senso di telefonarci».


Il problema della comunicazione

L’Azienda Ospedaliera sta valutando il caso per verificare eventuali responsabilità. Il problema di comunicazione tra i pazienti del pronto soccorso ed i loro familiari angosciati per la carenza di notizie sulle loro condizioni di salute, è stato più volte sollevato. Forse servirebbe un servizio con un operatore dedicato. «Spero che la nostra denuncia - dice ancora Santino Esposito - possa servire a tutte le altre famiglie che, sono certo, in questa fase di pandemia hanno vissuto o stanno vivendo una esperienza analoga alla nostra, con l'impossibilità di ricevere informazioni sulle condizioni dei loro cari».

Giornalista
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