A Cosenza un flash mob per Francesca, simbolo della migrazione sanitaria

VIDEO-INTERVISTA | Il comitato Sorelle in Rosa si è riunito di fronte alla clinica La Madonnina, struttura esclusa dalla rete delle breast unit da un decreto del Commissario ad acta Saverio Cotticelli. Una delle pazienti in cura per un cancro al seno emigra a Roma per sottoporsi all'intervento chirurgico

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di Salvatore Bruno
1 ottobre 2020
11:39

Francesca Fuoco è il simbolo della battaglia intrapresa dalle donne a Cosenza per rivendicare il diritto di poter scegliere il luogo in cui farsi curare per il tumore della mammella.

La protesta prima di partire

Lo scorso 15 settembre partecipò ad un sit-in di protesta organizzato davanti la casa di cura La Madonnina, dove il cancro le era stato diagnosticato, dove aveva ricevuto assistenza e terapie valide, dove esercitano medici nei quali Francesca riponeva la massima fiducia. Dove a causa delle restrizioni del decreto di riordino delle breast unit, varato dal commissario ad acta Saverio Cotticelli, entrato in vigore lo scorso 15 luglio, non si è potuta operare.


Tempo scaduto

E poiché nelle strutture pubbliche individuate dal decreto stesso, di tempo per instaurare un rapporto di fiducia non ne aveva più, Francesca è stata costretta a fare i bagagli e ad andare a Roma. Nel pomeriggio di ieri, 30 settembre, è entrata nella sala operatoria del Policlinico Gemelli mentre a Cosenza un gruppo di donne nelle sue stesse condizioni, le ha manifestato solidarietà con un flash-mob di protesta.

Nemico delle donne

Il cancro al seno è la prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i 35 ed i 50 anni. Altissima la migrazione sanitaria: nel 2018 ben 419 pazienti su 961, quasi il cinquanta percento, hanno scelto strutture extraregionali per l'intervento chirurgico. Sulla carta il Decreto di Cotticelli punta a creare tre poli di eccellenza, a Cosenza, Catanzaro e Reggio, uno per ogni macroarea. Poi però non rafforza gli organici degli ospedali individuati, né prevede investimenti tecnologici.

In Calabria no, fuori regione sì

E paradossalmente vieta ai privati calabresi di supportare i nosocomi pubblici. Ma non di curarsi altrove. Così da moltiplicare i costi di rimborso delle prestazioni, a beneficio in particolare di Lazio, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, e le spese sostenute dai pazienti e dalle loro famiglie per il soggiorno lontano da casa. «Dovrà restare nella capitale per una ventina di giorni, in un bed & breakfast che le costa 50 euro al giorno - spiega Romeo fuoco, fratello di Francesca - C'è poi da mettere in conto il viaggio ed anche la permanenza al suo fianco del marito. Parliamo di tanti soldi, oltre ai disagi».

Promesse da marinaio

Cotticelli aveva promesso a Francesca Fuoco una soluzione, ma siamo già abituati al valore della parola del generale chiamato al capezzale della sanità calabrese: basta chiedere ai dipendenti della Coopservice.

Intanto è scattata la solidarietà di altre donne, riunite nel comitato spontaneo Sorelle in Rosa, protagoniste di un flash-mob organizzato proprio in concomitanza con l'intervento chirurgico. Abbiamo sentito una componente, Pileria Pellegrino:

Giornalista
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