Crisalide, chiesti quasi 7 anni per l’ex presidente del consiglio di Lamezia Terme

Per l’accusa si sarebbe messo a disposizione del clan Cerra-Torcasio-Gualtieri in cambio dell’appoggio alle amministrative del 2016. Chiesta l’assoluzione per altre ipotesi di reato

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di T. B.
28 aprile 2020
15:02

È di sei anni e otto mesi di reclusione la pena richiesta dalla pubblica accusa per l’ex presidente del consiglio comunale di Lamezia Terme nella prima amministrazione Mascaro nell’ambito del processo Crisalide.  Giuseppe Paladino è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché, pur essendone estraneo, avrebbe dato un «concreto, specifico consapevole e volontario contributo» di natura materiale e morale alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri.

 


Il processo scaturisce dall’omonima operazione eseguita nel 2017 dai militari del Comando provinciale dei Carabinieri di Catanzaro su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 52 affiliati alla cosca 'ndranghetista Cerra – Torcasio - Gualtieri per reati quali associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina.

 

In particolare, l’accusa per Paladino è quella di avere usufruito dell’appoggio del clan nelle amministrative del maggio 2015 mettendosi a loro disposizione. L’ex membro dell’assise è accusato di concorso esterno con il padre Giovanni e con l'ex consigliere comunale Pasqualino Ruberto, i quali però sono stati assolti il 15 maggio scorso nel corso del processo con rito abbreviato del quale si attendono ancora le motivazioni.

 

Il pm Andrea Buzzelli ha chiesto l'assoluzione per Giuseppe Paladino, invece, in merito all'accusa di avere violato il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali, per avere imposto, in concorso con altre persone, il voto in suo favore con violenza fisica e psicologica.

Le altre richieste

Nel corso della requisitoria, il pm ha chiesto inoltre la condanna di Vincenzo Strangis a 3 anni; Alex Morelli, 2 anni e 6 mesi; Antonio Torcasio, 3 anni; Piero De Sarro, 13 anni; Alfonso Calfa, 2 anni e 6 mesi; Francesca Antonia De Biase, 3 anni; Giuseppe Costanzo, 13 anni; Flavio Bevilacqua, 13 anni; Danilo Fiumara, 14 anni. Assoluzione chiesta per Ivan Di Cello. Parti civili in questo processo sono, tra gli altri, il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall'avvocato Caterina Restuccia, il Consiglio dei ministri, rappresentato dall'Avvocatura dello Stato, l'Associazione antiracket lametina, la comunità Progetto Sud.

Giornalista
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