Crollo auditorium Calipari, sfiorata la strage. Colpa di malapolitica, forzature e anomalie

Gli inquirenti hanno sequestrato la documentazione relativa alla realizzazione della struttura e ascoltato alcuni dipendenti tra cui il noto dirigente Priolo che a Tallini scriveva: «Non ho i requisiti per il settore Tecnico». I documenti riguardano pure la manutenzione affidata a un geometra

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di Alessia Bausone
6 agosto 2020
14:17
Il tetto crollato dell’auditorium Calipari
Il tetto crollato dell’auditorium Calipari

Il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e il sostituto procuratore Andrea Sodani vogliono vederci chiaro sul crollo dell’Auditorium Calipari. Ci sono voluti 21 anni affinchè l’Auditorium vedesse la luce, con una pomposa inaugurazione datata 30 marzo 2005 alla presenza dell’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi che annunciava la riduzione delle truppe stanziate in Iraq (luogo in cui morì il funzionario Nicola Calipari per salvare la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena).

Un crollo come quello avvenuto una settimana fa (con il collassamento dell’intero tetto della struttura che si è abbattuto col suo peso pari a diverse tonnellate schiacciando tutti gli interni, distruggendo le file di poltrone, lo spazio-regia e il palco rialzato) si sarebbe potuto tradurre in una strage qualora ci fossero state delle persone al suo interno.

 


Tallini promette guerra, ma la politica è co-responsabile

Il presidente del consiglio regionale Domenico Tallini ha urlato al miracolo per non esserci state vittime, annunciando una “minuziosa indagine interna che  ripercorrerà l’intera vita dell’Auditorium, dal progetto alla realizzazione, dalle opere successive, ai vari interventi di manutenzione, fino al drammatico crollo” ed un conseguente esposto in procura (oltre alla costituzione di parte civile nel futuro procedimento penale). “chi ha sbagliato sia messo di fronte alle proprie responsabilità e ne paghi fino in fondo le conseguenze” ha concluso la seconda carica istituzionale della Calabria.

La politica, però, negli anni è andata a braccetto con la burocrazia che ad ogni tornata elettorale si decanta di voler riformare, riorganizzare o, un minimo, scalfire. Salvo poi, nel post voto, tornare al canonico avallo di forzature e anomalie, come quelle che hanno portato al crollo dell’Auditorium.

Per questo gli inquirenti sabato scorso hanno sequestrato la documentazione relativa alla realizzazione, ma anche alla manutenzione della Calipari, per poi tornare lunedì e martedì per reperire altro materiale (che, pare, non sia stato loro consegnato in precedenza) e per audire alcuni dipendenti, tra cui il noto dirigente Maurizio Priolo al quale, secondo voci interne al consiglio, la polizia avrebbe sequestrato il cellulare.

 

Priolo a Tallini: “Non ho i requisiti per il settore Tecnico”

Perchè Priolo? Perchè tra le tante cariche da lui ricoperte in questi anni (senza concorso e con lauti compensi) vi è anche quella di dirigente del settore tecnico, un’area che gestisce ogni anno svariati milioni di euro, tra cui le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili del consiglio regionale e tra questi vi rientra sicuramente l’Auditorium crollato.

Peccato che il super dirigente Maurizio Priolo in una lettera riservata del mese scorso indirizzata al presidente Domenico Tallini, all’Ufficio di Presidenza del consiglio regionale e alla segretaria generale ad interim Maria Stefania Lauria, afferma, sottolineandolo in grassetto, di non essere in possesso dei requisiti di abilitazione professionale per poter ricoprire l’incarico di dirigente del settore tecnico. Di tutto punto, con una ulteriore riservata missiva, Tallini lo scorso 20 luglio gli ha risposto soprassedendo sulla carenza dei requisiti per ricoprire l’incarico, ma dicendo “lei ha ricoperto detto incarico per oltre tre anni conseguendo ottimi risultati”, quindi, tutto a posto.

Ma così non è. Priolo ha una laurea in economia, ma il dirigente del settore tecnico deve necessariamente essere laureato in architettura o ingegneria, come confermato dall’avviso di mobilità esterna (per la copertura di un posto da dirigente tecnico), approvato con determinazione del segretario generale (sempre Priolo) numero 623 del 22 dicembre 2017, e da lui stesso revocato in autotutela il 20 febbraio 2018. Il super dirigente è, quindi, “reggente” (senza averne i titoli) del settore tecnico dal 1 gennaio 2017; è stato confermato dall’Ufficio di presidenza a guida Nicola Irto (con Tallini segretario-questore) con deliberazione 75 del 21 dicembre 2018 ed è stato confermato nel ruolo per tre anni dal nuovo ufficio ufficio di Presidenza a guida Tallini lo scorso 7 luglio, con il placet della segretaria generale Maria Stefania Lauria, sulla cui nomina ad interim (ossia senza selezione pubblica) vi sono state ulteriori anomalie

 

I lavori di manutenzione della Calipari affidati a un geometra

I documenti sequestrati dalla procura riguardano anche i lavori di installazione di pannelli solari e di impermeabilizzazione dell’Auditorium.

Il progetto di impianto fotovoltaico da installare su tutto il consiglio regionale, affidato nel 2012 all’ingegnera Stefania Vitaleda, venne previsto con un costo di euro 822.383.

L’appalto lo vinse una ditta di Ionadi (VV), Idrotecnica s.r.l., molto solida e radicata sul piano nazionale, che garantì per dodici anni (a far data dall’attivazione dei pannelli il 7 agosto 2015) l’assistenza e la manutenzione ordinaria dell’impianto, con la postilla che “l’affidamento di modifiche o interventi ad altre ditte comporterà la decadenza dalla garanzia”.

Nel 2016 vi fu un primo intervento (con tanto di apposita perizia pagata 48.762 euro) perchè nell’impianto emersero criticità dovute al ristagno d’acqua piovana, mentre nel 2018 il dirigente del settore tecnico Priolo rilevò numerose infiltrazioni d’acqua nel corpo A2 del consiglio regionale.

Con determinazione 450 del 7 agosto 2019 sono stati affidati i lavori di impermealizzazione dei terrazzi dell’Auditorium alla ditta edile Battaglia costruzioni snc di Reggio Calabria e come responsabile unico del procedimento venne nominato il responsabile dell’Ufficio tecnico, il geometra Giovandomenico Caridi che per legge, quando si tratta di opere pubbliche, è anche il direttore dei lavori.

Il Consiglio di Stato e la Cassazione, però, hanno sancito che la direzione dei lavori delle opere in cemento armato debba essere affidata al tecnico in grado di eseguire i calcoli necessari e di valutare i pericoli per l’incolumità pubblica, cioè a un ingegnere o un architetto e non ad un geometra (rispettivamente sentenza 883/2015 e 6402/2011).

Saranno certamente gli inquirenti a far luce sui responsabili di quanto accaduto alla Calipari, ma la politica regionale non si auto-assolva dalle proprie responsabilità rispetto ad una “malagestio” fatta di forzature e anomalie.

Giornalista
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