Crotone, il Covid mette in ginocchio le palestre: «Troppe perdite, chiudiamo dopo 26 anni»

VIDEO | Centri sportivi e scuole di danza in grande difficoltà a causa della chiusura forzata. Il settore è in ginocchio e c’è chi ha deciso di non riaprire più perché i danni economici alle attività sono ingenti, mentre i ristori tardano ad arrivare

di Francesca Caiazzo
30 dicembre 2020
18:32

I locali della Superior Fitness di Crotone sono vuoti e gli attrezzi sono ancora quasi tutti lì. Nessuno li usa più da quando il governo ha chiuso palestre e centri sportivi a causa dell’emergenza Covid. Le attività dovrebbero riaprire il 16 gennaio prossimo, ma ancora non vi è certezza: dipenderà dalla curva epidemiologica. E comunque, Francesco Franco, presidente dell’ASD che gestisce la struttura sportiva crotonese, ha deciso di chiudere i battenti. Lui continuerà a esercitare la sua professione di personal trainer, in futuro, ma le condizioni per continuare a tenere aperta la sua palestra non ci sono più «per colpa di questo governo scellerato» si sfoga con amarezza.

Un settore in crisi

Centri sportivi e scuole di danza sono tra le attività più colpite dalla pandemia. «Le attività – ci racconta Franco - sono in ginocchio: siamo stati costretti a chiudere, poi a riaprire in estate che per noi è un periodo pessimo, poi di nuovo la chiusura. Siamo stati classificati come attività non essenziale, ma qui da noi la gente si svaga e si rigenera: sarebbe stato molto utile tenere i centri sportivi aperti».


Gli operatori del settore hanno impiegato tempo e risorse economiche per mettere in sicurezza i propri locali, ma non è bastato. Troppe le perdite, dunque, soprattutto dopo gli investimenti (e i sacrifici) fatti per mettersi in regola con la normativa sulle misure di prevenzione anti-contagio: «Una presa in giro vera e propria. Ora, i danni non sono ingenti, sono disastrosi, di natura estintiva».

Proposte ignorate

Già, perché la palestra di Francesco Franco non è l’unica che non riaprirà più. Eppure, ci racconta, che dal settore erano arrivate proposte: i buoni sport per incentivare l’attività sportiva dopo la pandemia, ad esempio, e la possibilità, in questo periodo transitorio, di usufruire di spazi pubblici all’aperto. Tutto inutile.

«Ci è stato addirittura negato di poter illustrare le nostre idee a chi di competenza. Non siamo proprio stati tenuti in considerazione né a livello locale né a livello nazionale» aggiunge con evidente delusione. Al danno, poi, si è aggiunta la beffa: «Non è arrivato alcun ristoro, a pochissimi sono arrivate solo briciole».

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