Eroi silenziosi

Dalla Calabria all’Africa, il grande cuore dei volontari dell’associazione San Benedetto Abate

Uno degli ultimi progetti, del team guidato da don Ennio Stamile, in ordine di tempo riguarda la realizzazione di un centro di emodialisi all'interno dell’ospedale di Dangbo

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di Francesca Lagoteta
1 dicembre 2022
11:34

Un vero e proprio esercito del bene che continuamente si mette in marcia per affrontare le situazioni più critiche. Dalla povertà estrema alla sanità inesistente, dalla mancanza di istruzione allo sfruttamento, passando per l’abbandono e le violenze di ogni genere.

L’associazione San Benedetto Abate da 14 anni è attiva nel volontariato in Africa e in Italia per rendere il mondo un posto migliore. Un team di eroi silenziosi che si avvale del supporto di collaboratori e volontari, così da contenere i costi e garantire che ogni anno l’85% delle donazioni venga impiegato direttamente sui progetti.


La chiesa che semina speranza

Tutto parte da Cetraro, da un gruppo di giovani del gruppo scout guidato da don Ennio Stamile, già coordinatore regionale di Libera contro le mafie, da sempre in prima linea contro illegalità e soprusi. È una chiesa che semina speranza quella del sacerdote che negli anni ha subito numerose intimidazioni che, però, non hanno mai scalfito il duro lavoro sul campo: don Ennio non si tira indietro mai.

E così, lo vediamo sporcarsi le mani alla guida di un muletto mentre carica merce e beni di prima necessità su un tir diretto in Africa o, ancora, trascorrere ore nell'orfanotrofio di Sakété stringendo tra le braccia dolcissimi bimbi dagli occhi marroni e profondi in cerca di un sorriso sincero. Insieme a lui i volontari di sempre, un’organizzazione instancabile e coinvolgente che ha finalità di carattere culturale, sociale, ricreativo, ma anche di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.

Eroi silenziosi

Uomini e donne che mettono continuamente da parte il proprio tempo senza alcuna costrizione (e senza desiderare nulla in cambio). Per alcuni fare volontariato è una scelta di vita, per altri una vocazione, per altri ancora un modo per dare qualcosa sia agli altri che a se stessi. Essere volontari significa mettere a frutto le proprie competenze per migliorare le condizioni di vita di chi è più vulnerabile, superando mille difficoltà: da quelle burocratiche a quelle pratiche. Non è facile ma nulla riesce a scalfire l’impegno di Conny Aieta, architetto cetrarese che trascorre diversi mesi all'anno in uno dei territori più martoriati dalla fame e dal dolore: il Benin (in particolare la zona situata a sud-est, nelle regioni di Ouémé e di Plateau).

Conny è una donna libera e generosa, una professionista che corre tutto l’anno riuscendo a gestire mille progetti importanti. Ma non è la sola. Con lei c’è anche Luisa Di Gennaro, presidente dell’Associazione San Benedetto Abate. E poi ci sono Angelo Crupi, Paolo Carrozzino, Luca Maritato, Roberta Donadio, Mariangela Occhiuzzi, Giulio Calarco, Catia Piazza, Maria Concetta Crupi, Franco Salerno, Marilinda Maritato, Beniamino Iacovo, Annamaria Orlando, Antonietta Mazzeo, Arturo Laino, Carmine Vaccaro e il dottor Carlo Costarella, quest’ultimo, dopo aver lavorato tanti anni al pronto soccorso dell’ospedale Iannelli di Cetraro, ha deciso di vivere gli anni della pensione mettendo le sue competenze al servizio dei più bisognosi. La lista è lunga - lo so - ma ho ritenuto comunque opportuno citare tutti per dare finalmente un volto a questi eroi silenziosi.

Il centro di emodialisi a Dangbo

Uno degli ultimi progetti in ordine di tempo riguarda la realizzazione di un centro di emodialisi all'interno dell’ospedale di Dangbo.
Le nefropatie in Africa costituiscono un serio problema molto diffuso, in caso di insufficienza renale, la possibilità di accedere alle terapie è limitata per gran parte delle popolazioni a causa dell’ingente costo delle cure. Un dato determinato dall'elevato numero demografico ma anche dal cambiamento delle abitudini alimentari, che ha favorito l’aumento dei fattori di rischio.

Alla luce di questi dati e incoraggiati dalla fortuna di gestire già un ospedale in Benin per conto della Diocesi di S. Marco Argentano – Scalea (che offre un importante sostegno economico), l’associazione San Benedetto Abate in collaborazione con la diocesi di Porto Novo, ha deciso di investire nuove energie sulla realizzazione di un centro di emodialisi all'interno dell’ospedale di Dangbo. E così, sempre dalla Calabria, sono volati in Benin altri tre angeli dal cuore grande, due nefrologi e un tecnico: Aldo Foscaldi (Rete Emodialitica Castrovillari), Roberto Pititto (Responsabile U.O.S. Emodialisi Amantea) e Francesco Zappone. Per il centro bisognerà ancora aspettare fino a febbraio, intanto, sono già entrate in funzione le due macchine per dialisi, partite con un container dall'Italia a metà settembre e arrivate in Benin qualche settimana fa.

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