L’aggravante della crudeltà, contestata dalla procura di Cosenza a Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, ucciso il 14 febbraio 2023 a Cosenza, è stato l’argomento principale della nuova udienza dibattimentale che si è tenuta in Corte d’Assise davanti al presidente Paola Lucente. La seduta processuale, iniziata in ritardo rispetto all’orario previsto, ha visto la deposizione in aula dei consulenti di parte dell’imputata.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Cristian Cristiano e Martina Pellegrino, ha "schierato" il medico psichiatra, Paolo De Pasquali, la psicanalista Simonetta Costanzo e il medico legale, Massimiliano Cardamone. In buona sostanza, i tre testimoni qualificati hanno smontato le ipotesi investigative della procura di Cosenza, escludendo come detto l’aggravante della crudeltà dal capo d’imputazione a seguito di una dinamica dei fatti diversa da quella prospettata dal medico legale Silvio Berardo Cavalcanti, nominato dal pubblico ministero Marialuigia D’Andrea.

I consulenti di Tiziana Mirabelli

Sin dalle prime battute, De Pasquali ha sottolineato che, in questo tipo di casi, è cruciale comprendere le condizioni mentali dell’imputata. «Non c’è un movente economico né sadismo. Il numero elevato di colpi è dovuto all'inesperienza» ha affermato lo specialista. «Tiziana Mirabelli era sottoposta a uno stress continuativo, con una situazione ambigua e conflittuale che ha portato a una reazione anormale. Non c'è un rapporto sentimentale con la vittima, ma una sorta di rapporto filiale, che ha generato una confusione irrisolvibile».

De Pasquali ha aggiunto che la decisione di Mirabelli di costituirsi spontaneamente evidenzierebbe la sua assenza di volontà di nascondere il corpo. «Non c'è premeditazione del delitto, e l'uso di un coltello, seppur letale, spiega il numero dei colpi» ha spiegato.

Alla domanda della difesa sulla possibilità di parlare di "undoing" (un tentativo inconscio di annullare il crimine), De Pasquali ha risposto: «Non è una negazione vera e propria, quanto piuttosto un tentativo di tornare alla vita prima del crimine», spiegando inoltre che «il corpo è stato coperto, ma non voleva disfarsene. Non ci sono tentativi di farlo».

Durante l’escussione del medico psichiatra De Pasquali, è intervenuta anche la psicologa e psicanalista Simonetta Costanzo.

La professionista ha aggiunto un'ulteriore analisi psicologica del comportamento di Tiziana Mirabelli, rivelando come la sua reazione potesse derivare da un “corto circuito mentale”. «La Mirabelli ha cercato di essere un caregiver, ma quando fallisce, rivolge la sua aggressività verso sé stessa, come dimostrato anche dai tentativi di suicidio precedenti» ha affermato la Costanzo.

Inoltre, la consulente ha spiegato come Rocco Gioffrè esercitasse una condotta controllante nei confronti di Tiziana Mirabelli, creando una situazione di angoscia paranoica che ha spinto la donna a una reazione estrema. «Si è trattato di una relazione ambigua, poco chiara, in cui le richieste del defunto non corrispondevano alle possibilità della Mirabelli» ha chiarito Simonetta Costanzo la quale, su domanda del presidente Lucente, ha escluso che tra i due vi fosse stato un rapporto sessuale.

Sempre la togata che presiede il collegio giudicante ha chiesto ai consulenti se l’imputata abbia potuto mentire durante il test a cui fu sottoposta per valutare il suo stato mentale: «Si tratta di un omicidio poco organizzato, la signora pensa poco, il suo test ha dimostrato un livello mentale al limite minimo. Dal test sono emerse angosce paranoiche latenti, esaltazione del ruolo maschile rispetto a quello femminile e aggiungo che nel test c'è una scala che ne rivela l'autenticità e in questo caso il teste è nella norma» ha dichiarato Simonetta Costanzo.

Le coltellate a Rocco Gioffrè e le lesioni dell’imputata

Un altro aspetto cruciale del processo riguarda la dinamica dell'omicidio e le lesioni riportate dalla Mirabelli. Secondo il consulente incaricato dalla difesa, le lesioni della Mirabelli sarebbero il risultato di una difesa attiva. «Tiziana Mirabelli ha cercato di afferrare la lama del coltello durante l'aggressione» ha spiegato il consulente Massimiliano Cardamone, «e questo spiegherebbe le ferite alle mani».

Per quanto riguarda le ferite della vittima, la difesa ha contestato la ricostruzione dell'accusa. Le lesioni non sarebbero compatibili con l'ipotesi accusatoria che vedrebbe Tiziana Mirabelli infliggere colpi in modo deliberato e preciso. «La dinamica proposta dal pubblico ministero non è plausibile» ha concluso Cardamone, evidenziando incongruenze tra le lesioni riportate da Gioffrè e la ricostruzione degli eventi. Prossima udienza a giugno per l’esame dell’imputata.