Delitto Vangeli, l’accusa regge: Prostamo resta in carcere

Il gip conferma anche l’aggravante della metodologia mafiosa per omicidio e soppressione di cadavere

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di G. B.
13 luglio 2019
16:31
Prostamo e Vangeli
Prostamo e Vangeli

Convalidato dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, Giulio De Gregorio, il fermo di indiziato di delitto vergato dai pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo ed Annamaria Frustaci, nei confronti di Antonio Prostamo, 30 anni, di San Giovanni di Mileto, arrestato giovedì dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia con l’accusa di omicidio ai danni di Francesco Vangeli, il 26enne di Scaliti di Filandari scomparso nella notte fra il 9 e il 10 ottobre dello scorso anno. Regge anche l’accusa di concorso in distruzione e soppressione di cadavere, atteso che – dopo aver occultato in un sacco nero il corpo di Francesco Vangeli in precedenza sparato con un fucile – Antonio Prostamo con il fratello Giuseppe l’avrebbe trasportato con un veicolo sulle rive del fiume Mesima e qui gettato.

 


Il gip, oltre a convalidare il fermo, ha contestualmente emesso a carico di Antonio Prostamo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, confermando l’aggravante della metodologia mafiosa per entrambi i reati (omicidio e soppressione di cadavere) consistita nel dare alle fiamme la Ford Fiesta con la quale Francesco Vangeli aveva raggiunto la sera del 9 ottobre 2018 l’abitazione di Giuseppe Prostamo a San Giovanni di Mileto e poi nel gettare nel letto del fiume Mesima il corpo ancora agonizzante della vittima, ricorrendo quindi alle modalità tipiche di eliminazione degli avversari utilizzate dalle associazioni di stampo mafioso attraverso il ricorso alla c.d. “lupara bianca”, così da impedire il ritrovamento del corpo.

 

Nella sostanza, Antonio Prostamo avrebbe messo in atto il proposito preannunciato alla vittima attraverso precedenti messaggi indirizzati a Francesco Vangeli via WhatsApp (“Ti faccio sciogliere”). Essendo stata confermata l’aggravante della metodologia mafiosa nel fatto di sangue, il gip del Tribunale di Vibo - dopo l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Antonio Prostamo - si è quindi dichiarato funzionalmente incompetente rimettendo gli atti alla Dda di Catanzaro affinché entro venti giorni reiteri la richiesta di una nuova ordinanza cautelare al competente gip distrettuale.

 

Esclusi i gravi indizi di colpevolezza solo in relazione al capo di imputazione relativo alla detenzione e porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo (reati aggravati dalle finalità mafiose) ed in particolare di: una pistola calibro 7,65 completa di caricatore che, nel corso dell’anno 2017, i fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo avevano affidato a Francesco Vangeli affinché la conservasse per loro conto (arma funzionante rinvenuta in occasione di una perquisizione effettuata il 12 ottobre 2018 a San Giuliano Terme); un fucile, menzionato nell’ambito di un’intercettazione telematica del 17 novembre 2018. Antonio Prostamo è difeso dall'avvocato Giuseppe Grande.

Giornalista
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