Il caso

Diamante, minacciata di morte e stupro per aver parlato sui social della propria omosessualità

VIDEO | La giovane, attualmente campionessa in carica al gioco di Rai Uno "Reazione a catena", aveva commentato con'autoironia una vignetta sessista raffigurante il suo volto, ma è stata raggiunta da una valanga di commenti violenti che ha denunciato

di Francesca  Lagatta
21 agosto 2021
18:35

Essere minacciata di morte o di essere stuprata per aver parlato in pubblico della propria omosessualità. È accaduto di nuovo, è accaduto questa volta a Sara Vanni, docente 29enne di Diamante, che in questi giorni ha conosciuto la popolarità grazie alla partecipazione al programma di Rai Uno, "Reazione a catena". Qui partecipa insieme a due colleghe, con le quali ha creato la squadra "Le Sibille". Le tre insegnanti sono in carica da una decina di puntate e hanno già portato a casa un bottino da quasi centomila euro. Un'esperienza fin qui entusiasmante rovinata soltanto dai famigerati "haters", ossia gli odiatori, quegli utenti che affollano la rete insultando e minacciando chiunque, quasi sempre senza una ragione plausibile.

Dal successo alle minacce

Sara Vanni e le sue due amiche stanno entusiasmando la platea di Rai Uno e non solo. I loro volti sono diventati ormai noti e tante persone condividono le loro gesta per sottolineare la loro preparazione, che al momento ha fruttato un tesoretto da oltre 90mila euro. Ma tra i tanti fan, sono spuntati anche decine di rabbiosi che hanno vomitato il loro malessere interiore sotto ogni post. «Buttatevi da un ponte», «rifatevi la faccia», «non vi si può guardare», sono solo alcuni dei commenti che le tre donne e i loro famigliari sono stati costretti a subire. Ma le tre concorrenti non si sono lasciate intimidire e hanno sporto querela.


Omofobia e violenza

Ma la vicenda non finisce qui. Qualche giorno fa ha cominciato a circolare sul web una vignetta con il volto di Sara, su cui era indicata una risposta data nel gioco e un riferimento - aggiunto dall'autore - a sfondo sessuale. Pensando di far cosa gradita, Sara ha scelto la strada dell'autoironia e ha condiviso il meme spiegando ai followers quanto sia inutile fare espliciti riferimenti sessuali e maschilisti con lei, dal momento che è omosessuale.

L'episodio deve aver particolarmente turbato gli omofobi in circolazione, perché dopo di ciò sul suo profilo sono arrivati, oltre agli insulti, minacce di morte e di stupro. Anche qui sono fioccate le querele, ma i commenti non si sono fermati. «Qualcuno - dice Sara, sottolineando quanta ignoranza ci sia ancora sull'argomento - mi ha anche detto che sono lesbica perché non ho trovato l'uomo della mia vita, ma non è così, l'omosessualità è condizione come un'altra, si nasce così, è una cosa del tutto naturale».

La storia della 29enne diamantese ha velocemente fatto il giro del web e le "Sibille" hanno acquisito ancora più popolarità, ricevendo solidarietà e sostegno da migliaia di persone. Sono tempi duri per gli omofobi.

La solidarietà del Comune di Diamante

Sulla vicenda è intervenuta anche l'amministrazione comunale. «Le minacce e le offese rivolte dagli haters a Sara Vanni - ha scritto in una nota il sindaco di Diamante, Ernesto Magorno - sono un segno inammissibile di intolleranza e inciviltà che tutta la comunità di Diamante condanna».

Ed ancora: «Siamo solidali con Sara e con la sua famiglia – dice ancora il sindaco – e, a nome di tutta la Città, vorremmo dirle che la incoraggiamo ad andare avanti e che siamo orgogliosi di lei, non solo per la bravura che sta dimostrando in televisione, ma anche e soprattutto per il coraggio e la determinazione che sta dimostrando nel suo percorso di vita».

Educare alla civiltà

«È triste che ci siano persone arrabbiate con se stesse che debbano sfogare la propria rabbia sugli altri - dice Sara -. Lo dico da insegnante, bisognerebbe puntare sull'educazione. Nelle scuole ci sono gli sportelli, nelle strutture pubbliche ci sono consultori, ma bisogna fare di più. Se queste parole le avessero dette a un sedicenne, magari psicologicamente fragile, probabilmente avremmo assistito all'ennesimo suicidio».

Intesa vincente

Haters e omofobi a parte, l'esperienza al gioco di Rai Uno si sta rivelando davvero travolgente. «È l'intesa, la sintonia che c'è tra di noi ragazze che alla fine ci consente di vincere». Un'intesa che culturalmente le completa: «Ci sono varie fasi di gioco - dice in ultimo Sara - e ognuna di noi mette in campo il proprio talento». Perché è così che si vince, studiando, facendo rete, dando al prossimo ciò che di buono si ha da offrire. L'odio, invece, danneggia soltanto chi lo cova dentro di sé.

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