Quasi tutti sono siti di stoccaggio o produzione di combustibili, soprattutto Gpl. Uno custodisce esplosivi, un altro si occupa della lavorazione di materiali ferrosi. L’inventario degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ne individua 17 in Calabria: sono contenuti nell’elenco stilato dal Ministero della Transizione ecologica e predisposto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Si tratta di stabilimenti industriali nei quali – è bene precisarlo – la probabilità che si verifichino incidenti è bassa ma l’entità dell’evento avrebbe una magnitudo elevata.

Sono siti monitorati (anche) dalla Protezione civile: uno è stato protagonista, all’inizio del 2024 di un test di It-Alert, l’app che segnala i pericoli più rilevanti alla popolazione o le gravi emergenze imminenti o in corso. Il test simulava un incidente industriale rilevante nell’area di Montalto Uffugo e non andò benissimo, perché nessun messaggio di allerta entro i 2 chilometri arrivò sui cellulari degli utenti. All’epoca, It-Alert segnalò «problemi di copertura delle antenne in Calabria».

È soltanto un esempio dell’attenzione che si concentra sugli stabilimenti industriali ritenuti a rischio. Tema tornato di stretta attualità dopo la tragedia di Calenzano, in Toscana: 5 morti, 26 feriti e un’inchiesta della Procura di Prato per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro e disastro colposo. Le indagini si occuperanno di chiarire cosa sia accaduto nel deposito Eni. I fatti, intanto, hanno rilanciato il tema dei siti pericolosi: 940 in tutta Italia, sulla base della direttiva Seveso 3 emanata dal Parlamento europea, che impone controlli sul pericolo di incidenti rilevanti connessi con materie pericolose. I numeri calabresi sono molto lontani da quelli della Lombardia (quasi 250 stabilimenti pericolosi): inevitabile, viste le differenze tra i due tessuti industriali.

I siti si dividono in stabilimenti di soglia inferiore e stabilimenti di soglia superiore. I primi in Calabria sono Garganogas di Montalto Uffugo; Butangas di Montalto Uffugo; Ultragas Cm di Sellia; Energas di Lamezia Terme e New Meca di Lamezia Terme. La suddivisione indica anche competenze diverse: è la Regione a doversi occupare degli stabilimenti di soglia inferiore, spetta allo Stato invece curarsi di quelli di soglia superiore.

Impianti a rischio in Calabria, ecco quali sono

Provincia di Catanzaro:

  1. Ultragas Cm Spa (produzione, imbottigliamento e distribuzione all’ingrosso di Gpl) a Sellia
  2. Energas spa (produzione, imbottigliamento e distribuzione all’ingrosso di Gpl) a Lamezia Terme
  3. Lamezia Gas srl (stoccaggio di Gpl) a Feroleto Antico
  4. Teca Gas srl (stoccaggio di Gpl) a Lamezia Terme
  5. New Meca srl (lavorazione di metalli ferrosi) a Lamezia Temre
  6. Ennersi srl (produzione, imbottigliamento e distribuzione all’ingrosso di Gpl) a Isca sullo Jonio

Provincia di Cosenza:

  1. Garganogas srl (stoccaggio di Gpl) a Montalto Uffugo
  2. Butangas spa (stoccaggio di Gpl) a Montalto Uffugo
  3. Sasà Gas srl (produzione, imbottigliamento e distribuzione di Gpl) a Santa Domenica Talao
  4. Emmediesse srl (produzione, imbottigliamento e distribuzione di Gpl) ad Altomonte
  5. Calabria Gas (stoccaggio di Gpl) a Montalto Uffugo

Provincia di Crotone:

  1. Agn Energia spa (stoccaggio di Gpl) a Strongoli

Provincia di Reggio Calabria:

  1. Liquigas spa (stoccaggio di Gpl) a Reggio Calabria

Provincia di Vibo Valentia:

  1. Eni spa (stoccaggio di combustili) a Vibo Valentia
  2. Meridionale petroli (stoccaggio e distribuzione all’ingrosso e al dettaglio a esclusione del Gpl) a Vibo Valentia
  3. Sei società esplosivi industriali spa (produzione, distruzione e stoccaggio di esplosivi) a Serra San Bruno
  4. Energrado (produzione, imbottigliamento e distribuzione all’ingrosso di Gpl) a Maierato