Due anni fa l’alluvione di San Pietro Lametino che uccise Stefania e i suoi bambini

Christian, Nicolò e la loro mamma vennero trascinati via dalla furia dell'acqua. Il corpo del più piccolo fu ritrovato dopo una settimana di ricerche. Tanti gli aspetti da chiarire: papà Angelo aspetta ancora la verità, mentre la Procura indaga per omicidio plurimo (ASCOLTA L'AUDIO)

di Tiziana Bagnato
4 ottobre 2020
09:30
Stefania Signore e i figli, Christian e Nicolò
Stefania Signore e i figli, Christian e Nicolò

Due anni, ventiquattro mesi. Tanto è passato da quella drammatica notte che inghiottì Stefania Signore e i suoi piccoli Christian e Nicolò. È rimasta nota come la “tragedia di San Pietro Lametino”, ha attirato in Calabria testate giornalistiche nazionali e straniere, il capo della Protezione Civile, la presidente del Senato.

 


Erano bastate poche ore di pioggia battente per allagare Lamezia e il circondario. Sui social e da un telefonino all’altro rimbalzavano le immagini dell’acqua che scrosciava a cascata dalle scalinate della cattedrale. A San Pietro Lametino, intorno alle otto di sera, si perdevano le tracce di una giovane mamma che, mentre tornava a casa, si era ritrovata in una strada diventata un fiume in piena. Non si sa di preciso cosa sia accaduto, ma da quell’auto Stefania e i bimbi sono scesi e sono stati travolti.

 

Quando il marito Angelo Frijia è arrivato sul posto, allertato da una telefonata della moglie che gli diceva non sapere cosa fare, della sua famiglia non c’era più traccia. I corpi di Stefania e di Cristian, sette anni, sarebbero stati ritrovati all’indomani in un terreno. Una settimana di ricerche ci volle, vigili del fuoco, Croce rossa, Protezione civile ma, soprattutto, tanti volontari, invece, per trovare il piccolo Nicolò, due anni appena. Proprio mentre ci si accingeva a celebrare i funerali solo della mamma e del primogenito proprio un volontario scorse un pezzetto di stoffa e trovò il piccolo.

 

Un dolore immane, una tragedia che coinvolse tutta l’Italia, oltre tre mila i partecipanti all’ultimo saluto ai tre angeli. Una vicenda piena di ombre sulla quale da poco si sono chiuse le indagini. Perché se sin da subito si parlò di Torrente Cantagalli esondato, tanti sono gli aspetti da chiarire, ecco perché la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio plurimo. Una verità attesa da tutti e, in particolare, da Angelo, un padre coraggioso che in pochi attimi ha perso tutto quello che aveva e che si spende per non fare dimenticare i suoi tre angeli ma anche per sensibilizzare sul dissesto idrogeologico.

Giornalista
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