Sacal

Ecco l’accordo con cui la Regione si impegnava a mantenere il controllo pubblico degli aeroporti calabresi

Il 2 luglio 2021 è stata sottoscritta un’intesa preliminare tra Spirlì e i vertici di Lamezia Sviluppo Srl: la Cittadella si impegnava ad aumentare la sua partecipazione azionaria fino al 25%, acquisendo se necessario anche le quote degli altri soci pubblici (ASCOLTA L'AUDIO)

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di E. D. G.
17 novembre 2021
10:31

Chi mente sulla svendita degli aeroporti calabresi ai privati? È la domanda che incombe da quando il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha pubblicamente denunciato «strani accordi» che avrebbero consentito il passaggio di mano della Sacal, la società che gestisce gli scali aeroportuali calabresi. Ora, a controllare la società, non è più la Regione insieme agli altri soci pubblici, ma la Lamezia Sviluppo Srl di Renato Caruso, che ha in portafoglio quasi il 52 per cento del pacchetto azionario.

«Gli aeroporti calabresi troppo importanti affinché i soggetti pubblici non abbiano la possibilità di indicare la missione, lo sviluppo di queste infrastrutture», ha detto Occhiuto nella diretta social di qualche giorno fa, che ha scoperchiato il vaso di pandora. Da allora, nell’occhio del ciclone sono finiti in due: Nino Spirlì, il presidente facente funzioni che ha retto la Regione dopo la morte di Jole Santelli, e il presidente della Sacal, Giulio De Metrio, espressione del centrodestra di governo che l’ha scelto.
Ma la responsabilità politica schiaccia soprattutto Spirlì, recentemente accusato dal sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro, Sergio Abramo, di aver tradito l’accordo che c’era con la compagine dei soci pubblici, che, oltre alla Cittadella, comprende il capoluogo regionale e la rispettiva Provincia, il Comune di Lamezia, la Provincia di Cosenza, le Camere di Commercio di Catanzaro, di Vibo Valentia e di Cosenza.


Secondo Abramo, nel corso di una riunione convocata ad hoc nell’ufficio dell’ex presidente facente funzioni, Spirlì avrebbe impegnato la Regione ad acquistare le quote che il Comune e la Provincia di Catanzaro non avevano intenzione di acquisire in seguito alla ricapitalizzazione necessaria per evitare la messa in liquidazione della Sacal, finanziariamente provata dallo stop del traffico aereo durante la pandemia. Spirlì ha contrattaccato puntando il dito contro le presunte bugie di Abramo: «Riporta palesemente delle circostanze non vere. La ricostruzione dell'incontro e dell’impegno della Regione ad acquistare le quote non optate da parte del Comune e della Provincia di Catanzaro è una ricostruzione faziosa e inverosimile».

Il verbale dell'accordo

Ora però spunta il verbale di un accordo siglato in tempi non sospetti, che racconta un’altra verità e sembra confermare la versione di Abramo.
Il 2 luglio 2021, quando la strada della ricapitalizzazione era già stata imboccata, nella sede della Sacal a Lamezia si è tenuta una riunione alla quale, oltre a Spirlì, hanno partecipato il capo di gabinetto della Regione, Francesca Bufano, l’amministratore unico di Lamezia Sviluppo Srl, Davide Caruso, l’ingegnere Adele Caruso e il presidente della Sacal, Giulio De Metrio.
L’incontro è servito per stilare e sottoscrivere un “term sheet”, cioè un accordo preliminare di carattere commerciale. L’intesa, che riporta la firma autografa di tutti i partecipanti, esprime in premessa la volontà di rafforzare il capitale Sacal attraverso «la crescita della partecipazione nella Società sia dell’azionista pubblico di maggior peso elettivo, sia dell’azionista privato di maggioranza relativa». Insomma, veniva rimarcata la volontà di garantire il mantenimento del controllo pubblico.

Nel documento (nella foto in basso), la Regione si impegna innanzitutto a confermare sia «il ristoro per crisi pandemica già deliberato ed in corso di approvazione da parte della Commissione europea», pari a 5 milioni di euro, sia «il sostegno a fondo perduto di ulteriori 1,8 milioni di euro».

La Cittadella, quindi, si impegna a deliberare e sottoscrivere la quota di propria competenza nell’aumento di capitale complessivo di circa 10 milioni di euro, acquisendo nuove quote per 4,7 milioni di euro, «con una partecipazione al capitale Sacal che passa dal 9,2 al 25% e ciò nell’assunto che gli altri azionisti pubblici Provincia e Comune di Cosenza, Comune di Lamezia e Provincia di Cosenza non sottoscrivano le quote dell’aumento di capitale».

Dunque, l’ipotesi che gli altri principali soci pubblici non partecipassero alla ricapitalizzazione era già stata messa nero su bianco all’inizio di luglio. Una circostanza che sembra dare manforte alla tesi di Abramo («la Regione aveva promesso di acquisire le quote che spettavano a noi e che noi non potevamo acquisire») e, di contro, sembra smentire l’autodifesa di Spirlì, che imputa soprattutto alla mancata ricapitalizzazione di Catanzaro la privatizzazione “a sua insaputa” degli aeroporti calabresi.

L’accordo prevede anche la sottoscrizione da parte di Lamezia Sviluppo Srl di nuove quote per 4,4 milioni di euro, portando la partecipazione societaria dal 29,2 al 35,6%, sempre al di sotto quindi della maggioranza assoluta.
Il tutto, infine, sarebbe dovuto essere formalizzato nell’accordo definitivo da sottoscrivere il 30 luglio 2021.
Le cose, poi, sono andate diversamente e oggi la società della famiglia Caruso controlla Sacal, con buona pace di quell’intesa preliminare intorno alla quale sicuramente ruoterà la vicenda giudiziaria di cui siamo solo ai prodromi.

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