Elezioni Calabria, dietro le spalle di Amalia Bruni un plotone di esecuzione Pd-M5s

Incertezza sulla candidatura della ricercatrice lametina. Malumori nella coalizione che non aveva autorizzato nessuna nota stampa unitaria. Tante le critiche verso il commissario Pd Graziano emerse nelle ultime ore

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di Pa. Mo.
13 luglio 2021
20:36

La nota inviata alle agenzie da "I partiti, i movimenti ed i gruppi politici e civici che si riconoscono nei valori riformisti e progressisti del centro sinistra” – questa la definizione di sé stessi affidata al comunicato diffuso- riferiscono che la candidatura della scienziata Amalia Bruni sia il frutto di una proposta unitaria emersa nel corso della riunione che si è tenuta nel tardo pomeriggio di ieri e che si è protratta fino a tarda serata. Al tavolo convocato in modalità online hanno partecipato il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Articolo Uno, il PSI, Io resto in Calabria, il Centro Democratico, i Verdi, i Repubblicani, Demos, A testa alta, Calabria civica.

Contattati dalla stampa, alcuni dei rappresentanti della coalizione presenti alla riunione hanno raccontato una storia molto diversa da quella descritta dalla nota diffusa dalle agenzie. Nella riunione dei riformisti, infatti, almeno secondo le indiscrezioni fornite dagli stessi protagonisti della riunione, sembrerebbe che, non sia stato dato il via a nessuna candidatura. La valutazione sul nome della ricercatrice lametina, infatti, parrebbe sia stata limitata ad una semplice presa d’atto della proposta, tra l’altro, portata sul tavolo della riunione, dal commissario regionale del PD, Stefano Graziano e dai rappresentanti del M5S Tucci e Misiti. Nel corso della discussione infatti, al netto dell’unanime giudizio positivo sul prestigio professionale della professoressa Amalia Bruni, sono emersi una lunga serie di distinguo e di aperte critiche al metodo utilizzato da Graziano, il quale è stato accusato di perseverare nell’utilizzazione del criterio delle soluzioni preconfezionate. 


Sempre secondo fonti provenienti dalle forze politiche presenti alla riunione, nessuno aveva dato delega alla predisposizione di una nota stampa unitaria sulla candidatura e, anzi, tutto era stato rinviato ad una riunione da tenersi nelle prossime 48 ore. Tale raccomandazione, tuttavia, sembra essere stata ignorata dal commissario regionale del PD, il quale, sempre secondo fonti riconducibili alle forze politiche coinvolte, avrebbe diffuso la nota poi ripresa dalle agenzie. 

La situazione, dunque, risulta essere ancora estremamente più ingarbugliata.  Se a tutto ciò, si aggiunge poi, lo stato dei potenziali alleati del PD, situazione diventa drammatica. Il M5S, infatti, ormai è ad un passo dall’implosione.  Giuseppe Giorno, coordinatore della campagna elettorale del M5s, accusa i parlamentari pentastellati Riccardo Tucci e Massimo Misiti, di aver deciso in “solitudine” con il Pd la scelta di proporre, Amalia Bruni, quale candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Calabria. Un sentimento, quello di Giorno, che sembra essere condiviso da molti parlamentari pentastellati calabresi. “Se Atene piange, Sparta non ride”, se per “Sparta” si intende il PD e le altre forze della coalizione presunte o reali. Infatti, non è bastato il nome della scienziata Amalia Bruni per placare i mal di pancia di vasti settori democrat calabresi. Ancora una volta, dunque, a creare dissenso e disagio a dirigenti e amministratori del variegato mondo piddiota, sono le iniziative di Stefano Graziano e di Francesco Boccia, responsabile nazionale degli enti locali, i quali, perseguono la logica dell’individuazione di candidature verticistiche e non condivise.

Nessun passo in avanti nemmeno sul fronte del dissenso dell’ex governatore Mario Oliverio, il quale ormai si muove concretamente verso l’ipotesi di mettere in campo una coalizione alternativa a quella espressa intorno all’asse PD-M5S. L’iniziativa dell’ex presidente della regione Calabria, sta registrando molti consensi, soprattutto tra amministratori e dirigenti territoriali di circoli Pd in tutta la regione, che non si identificano né con l’iniziativa del PD a trazione Graziano-Boccia né con la deriva populista messa in campo da Luigi De Magistris. 

Un sondaggio predisposto dalla testata approdocalabria.it, alla domanda, “a chi daresti la tua preferenza tra De Magistris, Amalia Bruni e Mario Oliverio”, il 73% di coloro che hanno ritenuto di rispondere al quesito, si è espresso a favore dell’ex presidente della regione, il 16.30% per il sindaco di Napoli e solo il 10,50% ha inteso esprimere gradimento per la ricercatrice lametina. 

L’unica novità che ha determinato l’ipotesi della candidatura di Amalia Bruni, è la presa di posizione di Carlo Tansi, il quale potrebbe riconsiderare l’ipotesi di una alleanza con il PD, dopo la rottura con il sindaco di Napoli.

Il nome della nota scienziata lametina, tuttavia, non è servito ad unire una coalizione che appare sempre più debole. Ancora una volta l’epicentro del dissenso è rappresentato dal metodo e dalla qualità dell’iniziativa politica messa in campo del commissario regionale del PD calabrese, Stefano Graziano e dalla sordità del PD nazionale che si ostina a non prendere atto che, l’azione del console Boccia e del suo pro console Graziano, sta demolendo quotidianamente ogni possibilità di riuscire a mettere in campo una seria, competitiva e credibile proposta alternativa al centrodestra e a Mario Occhiuto. Sono in molti, a questo punto, a sospettare che, il vero patto di desistenza messo in campo dal Pd, non sia verso De Magistris ma per favorire il candidato del centrodestra, amico di famiglia, di Francesco Boccia. “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina” diceva Giulio Andreotti.

Se Amalia Bruni, decidesse di accettare, dunque, non si troverebbe di fronte verdi praterie, come qualcuno vorrebbe fargli intendere in queste ore, ma una palude pericolosa. Un campo minato. Il rischio per la scienziata lametina, è quello di ritrovarsi dietro le spalle un plotone di esecuzione più che un esercito pronto alla guerra.  Grillini, piddioti e tutto l’universo che vi gira intorno infatti, appartengono alla categoria dei grandi professionisti del buon viso e cattivo gioco. Specialisti dell’ipocrisia. Del non detto. Delle mezze parole. Delle frasi di circostanza. Un modo di agire che, ormai, accompagna da almeno 5 lustri le dinamiche interne ai partiti post comunisti, post socialisti, post democristiani, post sessantottini, post liberali e repubblicani, post grillini e neo contini. Insomma con una platea del genere, il luminare di fama internazionale, famosa per le sue scoperte sull’Alzheimer rischierebbe di diventare carne da macello ad uso e consumo dell’esperimento grillopiddino partorito dal laboratorio Letta-Conte.

A ciò si aggiunga l’inconsistenza di una coalizione che ha più sigle che elettori. A cominciare dal PD, dissanguato dalla diaspora con Mario Oliverio e di quelli che già si sono collocati con il civismo di De Magistris. Art.1 che già aveva percentuali da prefisso telefonico risulta spaccato in almeno un paio di tronconi: Arturo Bova e Antonio Lo Schiavo, infatti, già da tempo sono schierati con il civismo del sindaco di Napoli; Pino Greco ha contestato il metodo degli accordi siglati a Roma; Nico Stumpo, invece, è l’unico a mantenere il dialogo aperto con il PD.  Il M5S è profondamente lacerato, a rischio anche la possibilità di varare una lista. E poi ci sono una serie di sigle, difficilmente rilevabili sul territorio, e, comunque, non sarebbero in grado neanche di ottenere i voti necessari a farsi eleggere amministratori condominiali presso il loro domicilio. Il centro democratico per esempio, non è rappresentato da nessun calabrese, ai tavoli convocati  dal campano Graziano, infatti, fa capolino Angelo Sansa, un gagliardo 80enne democristiano della Basilicata, con un passato glorioso  di sottosegretario agli Esteri nei governi Andreotti IV e V, agli Interni nei governi Cossiga II, Forlani, Spadolini I e II e Fanfani V, agli Interventi nel Mezzogiorno nel governo Goria e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo De Mita con delega ai servizi segreti. Ottimo curriculum, ma cosa ci azzecca con la Calabria non si comprende. Fuori contesto anche un’associazione denominata Demos, il cui rappresentante è un certo Rubén Di Stefano - Cons. giuridico Regione Lazio. Infine, al tavolo, dei riformisti alla Graziano&Boccia, è seduto anche Francesco Aiello con una sua associazione denominata Calabria Civica. Più che una coalizione il tavolo del centrosinistra calabrese appare il luogo nel quale è in azione una macelleria politica, pronta a maciullare, professionalità, ambizioni, aspirazioni e credibilità anche per una personalità del livello della dottoressa Amalia Bruni. 

Giornalista
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