Emergenza cinghiali, fino a settembre costi di abbattimento a carico della Regione

La Cittadella si sostituirà ai selettori nel pagamento di quanto dovuto alle Asp per l'attività ispettiva sanitaria legata a ogni capo eliminato. L'assessore Gallo: «Iniziativa necessaria in attesa delle misure di Governo e Parlamento»

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di Redazione
10 agosto 2021
15:52

«I costi legati all'abbattimento dei cinghiali saranno a carico della Regione e non più dei selettori, almeno fino alla fine di settembre. Lo prevede l'intesa stipulata tra il dipartimento Agricoltura e gli Ambiti territoriali di caccia». A darne notizia è un comunicato della Regione.

«L'iniziativa, assunta su impulso dell'assessorato all'Agricoltura, guidato da Gianluca Gallo - è detto nel comunicato - si rende necessaria per garantire un ulteriore strumento nell'azione quotidiana di contenimento di un fenomeno che sta sempre più assumendo i connotati di questione di ordine pubblico, oltre che di emergenza sanitaria. In particolare, alla luce di quanto ora stabilito, per i mesi di agosto e settembre, la Regione, in via straordinaria e temporanea, si sostituirà ai selettori nel pagamento di quanto dovuto alle Asp per l'attività ispettiva sanitaria legata a ogni capo abbattuto».


«Al fine di offrire risposte concrete a un problema ogni giorno più grave e devastante, sia per le colture sia per l'incolumità pubblica - sostiene l'assessore Gallo - abbiamo deciso di non lasciare nulla di intentato: dopo aver elevato la soglia massima di cinghiali cacciabili, e aver portato da 300 a mille, attraverso specifici corsi di formazione, il numero dei selettori attivi sul territorio regionale, diamo corso a un'altra misura che consentirà, se non altro, di mitigare il fenomeno, specie attorno ai centri abitati».

«Siamo ben consapevoli - aggiunge Gallo - che la questione, per trovare adeguata e definitiva soluzione, necessiti di interventi radicali. A tal proposito, da mesi, insieme alle altre Regioni italiane, stiamo portando avanti un faticoso confronto con il Governo, per giungere a una ridefinizione delle norme attualmente in vigore. La diversità di vedute tra il ministero dell'Agricoltura, da un lato, e quello dell'Ambiente, dall'altro, ha sin qui frenato ogni passo avanti. Confidiamo in risposte celeri e adeguate, senza le quali sarà impossibile assicurare l'adozione di rimedi che sono ormai diventati, oltre che urgenti, indifferibili». 

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