Estorsioni a Castrovillari, condannati i membri della banda che ha messo a ferro e fuoco la città

Emessi cinque giudizi di colpevolezza al termine del processo nato dall'operazione Nerone. Pene ridotte rispetto alla richiesta della Procura

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di Vincenzo Alvaro
13 luglio 2020
20:28
Il Tribunale di Castrovillari
Il Tribunale di Castrovillari

È arrivata nel tardo pomeriggio di oggi la decisione dei giudici rispetto alle posizioni accusatorie nei confronti del gruppo criminale, tutto composto da cassanesi, che nell'ottobre dello scorso anno mise a ferro e fuoco la città di Castrovillari, con diversi atti intimidatori ai danni di commercianti ed imprenditori.

 


In camera di consiglio le pene sono state ridotte rispetto alle richiesta avanzate dalla Procura della Repubblica: Francesco Bevilacqua è stato condannato a 4 di reclusione e 3200 euro di multa oltre 5 giorni di arresto, 4 anni, 5 mesi e 10 giorni per Cosimo Abbruzzese oltre a 2000 euro di multa, mentre 3 anni e 8 mesi insieme a 1800 euro di multa per Francesco Abbruzzese, Fabiano Falcone si è visto assegnare 3 anni e 4 mesi più una multa di 1800 euro, mentre Salvatore Lione è stata condannato a 2 anni e 8 mesi e 2400 euro di multa e Francesco Cavaliere a 3 anni e 6 mesi più 3000 euro di multa.

 

Tutti sono accusati a vario titolo di estorsione in concorso, tentata estorsione e danneggiamento, secondo il quadro accusatorio degli episodi che sono finiti nel fascicolo dell'inchiesta Nerone, coordinata dal sostituto procuratore Simona Manera.

 

L'operazione condotta dai carabinieri del Comando Compagnia di Castrovillari, guidati dal maggiore Giovanni Caruso, assicurò alla giustizia il gruppo criminale che si rese protagonista di una serie di attentati incendiari a scopo estorsivo ai danni di imprese e commercianti della città, fino ai colpi di fucile sparati contro le vetrine di un bar. Episodio che fu registrato poche ore prima che gli indagati finissero in manette.

 

Prima della sentenza di oggi il gup Luca Colitta ha previsto un nuovo ritorno in aula degli avvocati difensori Luca Donadio, Rosetta Rago, Cesare Badolato, Francesco Guglielmini, Nicoletta Grandinetti, Rosetta Praino e Daniela Grisolia, per eventuali repliche alle richieste della procura.

 

Gli inquirenti parlarono all'epoca di una vera e propria «dichiarazione di guerra» alle istituzioni che fu stroncata in meno di un mese, rispondendo con le armi della legge ai soprusi violenti che il potere criminale voleva imporre nella città del Pollino.

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