Frode fiscale nel Reggino, denuncia e sequestri per imprenditore e contabile

Indagati per dichiarazione infedele e indebita compensazione un imprenditore e un noto commercialista operanti tra Condofuri e Melito Porto Salvo. Sigilli a beni per oltre un milione di euro 

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14 maggio 2020
08:10

Nuovo sequestro beni nel Reggino. In particolare, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, emesso dal locale Tribunale su proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – diretta dal procuratore capo, Giovanni Bombardieri – nei confronti di un noto imprenditore di Condofuri operante nel settore della produzione di calcestruzzo, nonché di un ragioniere di Melito Porto Salvo.

 


L’esecuzione dell’odierno provvedimento di natura reale da parte dei Finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Melito Porto Salvo rappresenta l’epilogo di articolate e complesse investigazioni - coordinate dal procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni e dirette dal sostituto procuratore della Repubblica, Paola D’Ambrosio – che hanno consentito di accertare in capo agli indagati plurime condotte, in concorso tra loro, di “Dichiarazione infedele” e “Indebita compensazione”.

La frode fiscale

In concreto, a seguito di una verifica fiscale eseguita nei confronti della ditta operante nel settore della produzione di calcestruzzo, che ha riguardato le annualità ricomprese tra il 2013 e il 2018, i militari sono riusciti a ricostruire una frode fiscale organizzata dall’amministratore legale dell’impresa, ideata e realizzata in concorso con il tenutario delle scritture contabili.

In particolare, è stato appurato che, al fine di evadere le imposte sul reddito, il titolare della ditta ha indicato in più dichiarazioni annuali elementi attivi per un ammontare di gran lunga inferiori a quelli effettivi, diminuendo dolosamente i propri redditi imponibili annuali.

Inoltre, l’attenta analisi della documentazione contabile ha dimostrato che, nel corso di più annualità, l’amministratore legale dell’impresa non ha proceduto a versare Iva dovuta, utilizzando in compensazione, in concorso con il proprio consulente contabile, crediti Iva inesistenti.

L’espediente truffaldino scoperto dalle Fiamme Gialle prevedeva infatti l’inserimento nelle dichiarazioni annuali di crediti Iva fittizi, totalmente inesistenti.

Tale finzione ha permesso ai due indagati di “mettere da parte” un considerevole falso credito, utilizzato successivamente per compensare indebitamente l’imposta realmente realizzata dall’attività produttiva.

Redditi mai dichiarati al Fisco

In buona sostanza, l’azione criminale posta in essere, da un lato, ha consentito all’imprenditore, in concorso con il proprio commercialista, di occultare elementi positivi di reddito annualmente prodotto e, dall’altro, di crearsi una somma di crediti inesistenti con la quale compensare la rimanente quota di imposte da pagare.

Le ricostruzioni effettuate dai militari hanno permesso di riportare alla luce un reddito imponibile ai fini Irpef occultato e mai dichiarato al fisco per complessivi 1 milione 320mila euro ai fini Irap per complessivi 1 milione e 238mila euro, un Iva dovuta per 577mila e 169,32 euro e omessi versamenti Iva per complessivi 183mila euro.

A ciò vanno sommate le indebite percezioni inserite in dichiarazione attraverso la creazione di falsi crediti vantati nei confronti dell’amministrazione finanziaria, per ulteriori 272mila euro.

Denunciati imprenditore e commercialista

All’esito delle attività investigative, per tali condotte illecite, i militari hanno deferito alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria il titolare della ditta e il suo consulente contabile e, nei loro confronti, hanno contestualmente richiesto l’applicazione di una misura reale per un importo equivalente all’imposta evasa, pari a 1milione e 26mila euro.

Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso dell’attività investigativa, concordando pienamente con il quadro prospettato dai finanzieri, anche rispetto alle esigenze cautelari, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria ha richiesto al gip a quella sede l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo, finalizzato alla confisca anche nella forma per equivalente, successivamente emessa dal Giudice competente.

In esecuzione dell’odierna ordinanza applicativa di misura reale, i finanzieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro 7 fabbricati, 13 terreni, 17 autoveicoli ed 1 ruspa per lo spostamento-terra direttamente riconducibili agli indagati.

 

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