«Io ebreo tedesco ad Auschwitz», ma si scopre che è nato in Calabria

Per anni un ingegnere oggi 83enne ha offerto la sua testimonianza e scritto libri sulla persecuzione nazista. Ma la comunità ebraica lo smaschera: «Si è inventato tutto»

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di Redazione
2 febbraio 2020
14:34
Samuel Artale von Belskij Levi
Samuel Artale von Belskij Levi

Impossibile non piangere durante i suoi racconti, impossibile non commuoversi ascoltando come da bambino fosse riuscito a sopravvivere agli orrori della deportazione nazista ad Auschwitz.
Ma Samuel Artale von Belsky Levi, ingegnere di 83 anni, pare che in un lager non ci abbia mai messo piede e nel corso degli anni abbia inventato di sana pianta la sua “testimonianza”, scrivendo anche un libro. In realtà, l’anziano si chiamerebbe Gaetano Artale e sarebbe nato a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, nel 1937.

 


Ad accorgersene è stato Gadi Luzzato Voghera, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano «che – come riferisce il Corriere della Sera - per mesi ha indagato sulla narrazione di Artale partendo da una serie di errori contenuti nel libro autobiografico “Alla Vita”, in cui racconterebbe la tragica esperienza nel lager».

 

A raccontare per primo la storia del falso deportato è stato però Il Gazzettino, che ha ricevuto un fascicolo-denuncia da un signore veneziano appassionato di storia ebraica, il quale ha notato gravi discrepanze nella narrazione del presunto superstite ai campi di concentramento. L’83enne ha sempre raccontato di essere nato a Rostock in Germania e di essere figlio di ebrei-prussiani deportati nei campi di sterminio. Dagli archivi della Shoah, inoltre, il suo nome non emerge da nessuna parte, così come vi è traccia di lui e della sua famiglia a Rostock.

 

«La storia che Artale racconta con commozione alle scolaresche assetate di testimoni – ha spiegato l'esperto al Gazzettino – non trova riscontro di alcun tipo. Negli archivi di Rostock non c'è traccia della sua famiglia e gli ebrei di quella città sono stati tutti deportati due anni prima di quel che racconta. Nei Sonderkommando ad Auschwitz non hanno mai lavorato bambini, come lui sostiene. E lui stesso non è un ebreo tedesco, bensì un anziano signore che risulta nativo di Cosenza. Il libro che ha pubblicato lo scorso anno è ricco di errori storici. Purtroppo in questi giorni l'amministrazione comunale di Cessalto, ultima di una lunga serie, ha deciso di offrire a 300 studenti la testimonianza di questo signore in occasione del Giorno della Memoria. E, fatto più grave, ha chiesto e ottenuto dalla inconsapevole senatrice Liliana Segre un messaggio di saluto per la manifestazione, associando così la testimonianza vera a quella fasulla».

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