Fiumefreddo Bruzio, il giallo della scomparsa di Carmine di Santo

VIDEO | Dell'uomo, all'epoca 34enne, non si hanno più notizie dal 9 marzo del 2014. Ai nostri microfoni l'appello dei familiari che chiedono a gran voce la riapertura delle indagini

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di Francesca  Lagatta
6 novembre 2018
13:30
Carmine Di Santo
Carmine Di Santo

Una scomparsa di quelle che proiettano in un buco nero e ti lasciano sospeso nel vortice delle incertezze. Si potrebbe descrivere così il caso di Carmine Di Santo, l'uomo che in una domenica di marzo del 2014, quando aveva 34 anni, ha fatto perdere le tracce di sé senza lasciare un indizio, un sospetto, una pista a favorire il lavoro degli inquirenti.

Dopo essersi allontanato a piedi dalla sua abitazione di contrada Barbaro a Fiumefreddo Bruzio, nell'entroterra cosentino, Carmine non ha più fatto ritorno, ma sul suo caso è piombato un silenzio assordante. Dopo quasi cinque anni, ora la Procura di Paola ha disposto la chiusura del caso per mancanza di elementi utili al suo ritrovamento, decisione che ha nuovamente gettato la famiglia nello sconforto.


La misteriosa scomparsa

Carmine, a detta dei familiari, è ragazzo modello. Si alza all'alba per allevare il bestiame di suo nonno e lavora come elettricista per conto di una società romana che lo licenzierà qualche tempo prima della sua sparizione a causa della crisi economica. Quando torna a casa svolge anche le faccende domestiche, lava, stira, spolvera e bada a suo nonno 84enne, che porta il suo stesso nome. Non ha molti amici, non ha frequentazioni particolari, non ha una fidanzata e nemmeno un profilo social. Esce pure di rado perché va a dormire molto presto. Al contrario di suo fratello Giovanni, che invece adora le serate con gli amici e odia fare le pulizie in casa.

Con lui Carmine condivide lo stesso tetto, vivono in un casolare lontano dal mondo, in una frazione montana distante una decina di chilometri dal centro, dove l'aria è ancora pura e il panorama è mozzafiato. I loro genitori e le loro sorelle hanno scelto invece di restare nella frazione marina, dove la vita è più frenetica e le lancette dell'orologio girano più velocemente.

La mattina del 9 marzo 2014 Carmine come di consueto si alza prestissimo, entra nella camera di Giovanni, che ancora dorme, e gli chiede una sigaretta. Poi se ne va, chiudendo alle sue spalle la porta senza lasciare segni di quella che diventerà un enigma senza soluzione. Sono circa le 8, o forse anche prima.

Carmine si allontana certamente a piedi perché la sua auto e la sua moto restano nel cortile, così come cellulare e documenti vengono lasciati su un mobile della camera da letto. E' esattamente a questo punto che il dramma ha inizio e genera una serie di interrogativi ai quali nessuno mai, finora, è stato in grado di rispondere.

Carmine aveva un appuntamento? Con chi? Perché se ne va a piedi da un posto così isolato? Ma, soprattutto, perché lascia il telefono e i documenti a casa? Doveva vedere qualcuno e poi ritornare? O Forse Carmine voleva andarsene di proposito, forse per cambiare vita? Può darsi che si sia trattato di suicidio?

Le ipotesi sulla scomparsa di Carmine Di Santo

I famigliari si sentono di escludere categoricamente la teoria del gesto estremo, anche perché Carmine aveva più volte espresso l'intenzione di partire a fine mese per la Svizzera, dove vivono due delle cinque sorelle. Per loro aveva preparato anche delle provviste. Il corpo, poi, non è stato trovato, nonostante il territorio sia stato battuto palmo a palmo, per mesi, da forze dell'ordine e volontari.

Per le sue ricerche sono stati adottati anche dei cani molecolari, che hanno fiutato il suo odore fino a sette, ottocento metri da casa, poi nulla, il che fa credere agli inquirenti che Carmine sia salito su un'auto.

La Procura di Paola apre quindi un fascicolo. L'ipotesi è omicidio e occultamento di cadavere. Il delitto si sarebbe consumato nella cerchia famigliare perché non ci sono collegamenti con fattori esterni. In un primo momento le attenzioni investigative ricadono sul fratello Giovanni, unico sospettato della vicenda, che è stato l'ultimo a vederlo vivo. Ma Giovanni ripete di non saperne niente e il dolore per quell'atroce sospetto lo porta quasi ad ammalarsi. Le indagini danno ragione a lui: non c'è una sola prova che supporti la tesi degli investigatori e non si trova nemmeno un movente. La sua posizione viene ben presto archiviata.

Tra coloro che vogliono scoprire la verità c'è anche Giovanni e insieme alla famiglia non si arrende: vuole capire chi ha fatto del male a Carmine. Così alcuni congiunti si recano in caserma per confessare di avere alcuni sospetti su delle persone. Le indiziate sono almeno tre e tutte apparentemente fuori dal giovane sparito nel nulla. Per le sorelle Carmine ha semplicemente visto qualcosa che non doveva vedere e qualcuno ha voluto eliminarlo. Per la Procura, però, si tratta di pura fantasia e a settembre scorso le indagini vengono interrotte: non c'è stato nessun omicidio e se c'è stato non ci sono elementi per stabilirlo.

L'appello alla magistratura

La famiglia Di Santo è distrutta dal dolore. La notizia dell'archiviazione è un colpo al cuore. Soprattutto per mamma Domenica, che, inconsolabile, ha portato un letto accanto a quello del figlio per poter attendere il suo ritorno.

Una decisione inspiegabile, dicono le sorelle Di Santo. Secondo il loro racconto, le indagini non hanno portato a nessuna pista perché gli inquirenti avrebbero sottovalutato alcuni aspetti fondamentali della vicenda, denunciati già dalle prime ore della scomparsa. «Ci hanno detto che non bastava, che dovevamo portare la prova regina - afferma Maria -, ma se avessimo saputo cosa è successo non avremmo certo fatto attendere i procuratori».

Ma non è tutto. «La chiave potrebbe essere nei tabulati telefonici. Chi ha parlato con mio fratello nei giorni precedenti? Chi aveva visto? Noi tutto questo non lo sappiamo ancora a distanza di cinque anni».

Per questo Maria e Pasqualina chiedono a gran voce, rivolgendosi alla magistratura: «Riaprite il caso sulla scomparsa di Carmine Di Santo». Perché se c'è un responsabile è ancora a piede libero.

La rassegnazione in questa casa non trova spazio, anche se in fondo, la speranza dei famigliari è che il fratello sia ancora vivo. A riprova di ciò Maria prende un pacchetto di sigarette, è una confezione blu. «L'ultima volta che l'ho chiamato gli ho detto che gli avrei comprato le sigarette. Gli ho detto di venirle a prendere e lui mi ha risposto che sarebbe venuto il giorno dopo. Ma non ce l'ha fatta. Io però conservo ancora il pacchetto, lo stesso di cinque anni fa, perché tanto so che prima o poi tornerà a prenderlo».

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