Danno erariale

Truffa aggravata e frode fiscale nel Cosentino, sequestro da 900mila euro a 3 persone e ad una società di capitali

I finanzieri hanno sequestrato beni mobili, immobili, disponibilità finanziarie. I tre avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti, a beneficio di una società operante nel settore alberghiero

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di Redazione
14 febbraio 2024
08:33

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione a un decreto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Castrovillari finalizzato al sequestro preventivo, ai fini di confisca, di beni mobili, immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie per un valore di 900 mila euro, appartenenti a tre persone fisiche e una società di capitali.

Le indagini

Le indagini, svolte dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza Sibari su delega della Procura di Castrovillari, hanno consentito di ricostruire le attività illecite perpetrate dai tre (imparentati tra loro) mediante un sistema di frode fiscale fondato sull’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, a beneficio di una società operante nel settore alberghiero. In particolare, dagli sviluppi investigativi e dall’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio, emergeva che diverse imprese, costituite ad hoc dagli indagati, emettevano fatture per lavori edili e di pulizia mai eseguiti, o eseguiti in parte, a beneficio della società alberghiera capogruppo che, pertanto, beneficiava di ingenti crediti Iva utilizzati per compensare debiti tributari e previdenziali, a danno dell’Erario.


I documenti contabili fittizi venivano utilizzati, inoltre, per percepire contributi pubblici a fondo perduto di 133 mila euro, nell’ambito del “Programma Operativo Regionale (P.O.R.) Calabria FESR 2014-2020”; in sostanza, dagli accertamenti bancari svolti sui conti correnti della società c.d. “madre” emergeva un sistema illecito di pagamenti simulati (a mezzo bonifici bancari) verso quelle “nate” per documentare falsamente la fornitura di beni e servizi. Le somme accreditate venivano poi prelevate in denaro contante e “restituite” alla società alberghiera che, con le fatture false, dimostrava fraudolentemente all’ente erogatore il sostenimento di spese oggetto di finanziamenti pubblici, di fatto mai sostenuti.

All’esito delle attività investigative si procederà a segnalare i responsabili del danno erariale anche alla Procura Regionale Calabria della Corte dei Conti, nonché all’Ente erogatore dei contributi pubblici per la restituzione delle somme illegittimamente percepite.

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