Gioia Tauro, milioni di soldi pubblici sprecati per opere fantasma e cattedrali nel deserto

VIDEO | La città del porto teatro negli anni di uno spreco di denaro per strutture mai utilizzate o non funzionanti. Il nostro viaggio nel mondo della cattiva gestione dei finanziamenti pubblici

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di Francesco Altomonte
20 marzo 2019
15:26

Opere finite e mai utilizzate, o completate e rimaste senza collaudo; e ancora, cantieri partiti e bloccati da indagini dell’antimafia o da una semplice discarica abusiva. Viene da chiedersi se in questo lembo di regione le opere pubbliche vengano fatte perché servono realmente ai cittadini o per il puro gusto di spendere, male, soldi pubblici. Viene da chiedersi se prima di dare il via libera a una progettazione ci sia uno straccio di programmazione alle spalle. Gioia Tauro sta per uscire da due anni di commissariamento antimafia e la prossima amministrazione comunale dovrà cercare di gestire un po’ meglio le esigue risorse che l’ente, in pieno dissesto, ha a disposizione.

 


«Tranne l’Urban center, le altre opere – ha dichiarato il commissario prefettizio Antonio Reppucci, che tra due mesi lascerà l’incarico per le elezioni del 26 maggio prossimo – rientrano nei Pisu, i Progetti di sviluppo urbano, e sono stati bloccati dall’intervento della magistratura antimafia subito dopo l’operazione “Cumbertazione”», nella quale è rimasta coinvolta il dirigente dell’Ufficio tecnico Angela Nicoletta.

 

Quanto dichiarato dal commissario Reppucci è giusto in linea teorica, ma nello specifico riguarda solo il progetto per il centro polifunzionale “water front”, che prevedeva la costruzione del teatro sul lungo mare, per il quale erano stati appaltati lavori per 3 milioni e 600mila euro. I lavori non sono andati oltre le fondazioni.

Gli altri progetti, invece, avrebbero dovuto vedere la luce ben prima dell’inchiesta dell’antimafia.È il caso dei famigerati contratti di quartiere, 7 milioni e mezzo di euro per la riqualificazione del ghetto dei rom di via Asmara: il Comune non è riuscito in diversi anni a iniziare i lavori per la costruzione di 36 alloggi perché, pare, la ditta che aveva vinto il primo appalto si è ritrovata a fronteggiare una discarica di rifiuti pericolosi. L’ente ha transato per rescindere il contratto pagando oltre 200mila euro di penale, mentre la discarica abusiva dopo anni è ancora lì, divisa dalle abitazioni degli abitanti del quartiere solo da un recinto di fortuna.  

 

Peggiore è la situazione del palazzetto dello sport di contrada Persicari, costato quasi 2 milioni di euro e mai entrato in funzione. Nel 2016, il sindaco Giuseppe Pedà aveva annunciato un’imminente assegnazione dell’immobile a una società sportiva, ma dopo tre anni manca ancora l’allaccio alla rete fognaria ed è ancora chiuso. Il palazzetto è stato già vandalizzato e depredato di macchinari e parti dell’arredo, ma nonostante questo da una porta lasciata aperta si può accedere alla struttura. Inutile dire che l’immobile sta andando piano piano in rovina.

 

Il nostro viaggio si conclude in pieno centro storico, in piazza Duomo, dove fa bella mostra di sé l’Urban center, immobile costato 900mila euro, concluso da anni e mai aperto. Il perché lo si capisce leggendo la sua destinazione d’uso che ne condiziona l’assegnazione.

 

«L’Urban center – spiega Reppucci leggendo i vincoli della destinazione d’uso – nasce come luogo di aggregazione dove proporre una serie di attività operative e pratiche su narrazioni e immaginari target pubblici, strategie di comunicazione e di coinvolgimento degli attori locali, workshop che stimolano i partecipanti ad esplorare nuove prospettive per lo sviluppo strategico urbanistico e culturale della città di Gioia Tauro…». Insomma, qualcosa di più utile per la città, forse, avrebbero potuto trovarlo.

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