L’incontro

Criminalità e dark web, Gratteri a Vibo: «Stiamo reclutando hacker buoni per combattere quelli delle mafie»

VIDEO | Il procuratore di Napoli, invitato dalla Camera di Commercio, ha parlato di anche di criminalità e social. «Si usa Tik Tok per imporsi come modello vincente. I giovani mafiosi oggi sono più sfuggenti ma anche più fragili, sono incapaci di sopportare privazioni come quelle subite dalle generazioni precedenti»

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di Alessia Truzzolillo
15 marzo 2024
20:35

Le mafie e il web, il dark web. Le mafie e i social, la tecnologia. Il mondo si evolve alla velocità della luce e le grandi organizzazioni criminali si stanno attrezzando. Un esempio? «La camorra - ha raccontato il procuratore Nicola Gratteri ospite della Camera di Commercio di Vibo Valentia per la presentazione del libro "Il grifone" - è molto avanti nel mondo del dark web e dell'imprenditoria».

Una banca capace di riciclare due miliardi e mezzo

La procura di Napoli, che Gratteri dirige da qualche mese, ha sequestrato una banca con sede a Napoli, Lituania, Lettonia. «Aveva riciclato due miliardi e mezzo di euro - dice il magistrato -. Per schermarsi questa banca aveva comprato costosissima tecnologia israeliana. Abbiamo sequestrato circa 6000 telefonini che venivano dati ai clienti. Cellulari usati come citofoni, che rispondevano a un solo numero».


Da questo punto di vista la polizia giudiziaria sta cercando di attrezzarsi. A Napoli sono arrivati sette specialisti del dark web, «dei maghi», li definisce Gratteri, che sono destinati a combattere gli hacker della mafia. Insomma la Giustizia, seppur molto lentamente, si sta attrezzando ad arruolare hacker buoni che combattano quelli cattivi. «Bisogna assumere ingegneri informatici per contrastare il livello delle nuove mafie. E pagarli bene», dice Gratteri.

«La pubblica amministrazione si attrezzi»

In questo momento, sostiene il procuratore, la Pubblica amministrazione, intesa in senso lato, non solo il settore Giustizia, «è indietro, non si investe in sicurezza della rete e delle banche dati». L'invito di Gratteri è quello di programmare affinché parte dei fondi del Pnrr venga destinata all'acquisto di software sofisticati. Perché, per quanto l'Italia sia dotata di una polizia giudiziaria di primo livello, i mezzi sono ancora scarsi e in soccorso devono intervenire i Paesi stranieri. Ci sono ancora pochi maghi dell'informatica, «dei maghi, ma pochi».

«Seguite i paradisi fiscali»

Oggi il consiglio è quello di seguire i paradisi fiscali. Malta per esempio, dove hanno sede le più grandi società del gioco on line, uno stato che è sordo, racconta Gratteri, alle rogatorie provenienti dall'Italia. «In un paio di occasioni Capomolla (attuale procuratore facente funzioni di Napoli, ndr) ha fatto un paio di rogatorie con Malta e questi non rispondevano. Non avevano interesse a contrastare il riciclaggio». Un altro paradiso normativo è la City di Londra, «ora abitata non più da inglesi ma da arabi e riciclatori». E, per restare in Europa, «anche l'Austria è ostile da un punto di vista investigativo».

«Il mondo governato dalle multinazionali»

Stati Uniti, Cina, un po' l'India, un po' l'Inghilterra. Sono questi i Paesi dove, secondo il magistrato, crescono le multinazionali che oggi governano il mondo. Sono multinazionali che riescono a viaggiare al di sopra degli Stati, che non pagano le tasse in quei Paesi in cui ricavano profitti. L'Europa ha un ruolo marginale in questo gioco di denaro e potere, l'Italia ancora di più. Basti pensare che nel Paese normativamente più avanzato per quanto riguarda il contrasto alla criminalità organizzata, non ha sede nessuno degli enti preposti al contrasto delle mafie: Interpol, Europol, ICan.

Gangster e social, un rapporto stretto

«I primi a usare Facebook sono stati i cartelli messicani. Lo usano per mandare minacce, mostrare potere, incutere paura, farsi vedere ricchi e potenti». Lo stesso uso fanno in Italia i camorristi con Tik Tok. «Si vendono come modello vincente su un social che è molto invasivo», dice Gretteri. Questa mafia che sfrutta i social oggi «è fluida, sfuggente, giovane ma è anche molto più fragile di quella delle generazioni precedenti. Non sono capaci di stare lontani dalle comodità, non sono abituati alla durezza della vita. E sono più pericolosi perché fanno molto uso di droghe e sono meno lucidi».

«Smettiamo di offrire il caffè al capomafia»

Gratteri ha poi risposto alle domande di alcuni ragazzi. Ha parlato dell'importanza del cambiamento culturale per sconfiggere la 'ndrangheta con un esempio semplice, com'è suo costume. «Oggi quando un capomafia entra in un bar in molti si prodigano a offrirgli il caffè in segno di rispetto. Se questo dovesse cambiare. Se ignorassimo il capomafia metteremmo in crisi la mafia».

Camorra, modelli vecchi e modelli nuovi

Se la camorra è avanzata sulle nuove tecnologie, allo stesso tempo si esprime in modo antico quando si tratta di occupare piazze e territori. «Quando sono arrivato a Napoli - racconta Gratteri - sentivo dire hanno fatto in piazza una spesa: è quando in una piazza entrano due su un motorino e sparano ad altezza d'uomo e tutti sono costretti a buttarsi per terra. È un modo per prendere possesso di un luogo. In Calabria questo, con la 'ndrangheta non potrebbe mai avvenire. Sono sistemi diversi».

Attrezzarsi contro il fentanyl

Arriverà in Italia tra fine anno e l'inizio del prossimo. È il fentanyl, una droga che in America ha fatto più morti che in Vietnam. Nonostante Gratteri sia sempre stato critico con le riforme ministeriali, senza mandarlo troppo a dire, un plauso lo fa al sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano che ha già creato una commissione di studio per contrastare l'arrivo di questa nuova, temibile droga della quale le mafie stanno già organizzando gli appalti. 

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