L’inchiesta

I tentacoli della ’ndrangheta anche sui campi di Padel: un arresto e 8 impianti sequestrati a Milano

L’imprenditore 39enne Marco Molluso, nipote del presunto boss di ‘ndrangheta Giosofatto, è accusato di emissione ed utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio

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di Redazione
20 dicembre 2022
16:34

La Dia di Milano ha sequestrato otto campi da padel del valore di circa 700mila euro nell’ambito di un’inchiesta che ha portato, su ordine del gip Anna Calabi, agli arresti domiciliari Marco Molluso, nipote del presunto boss di ‘ndrangheta Giosofatto.

L’imprenditore di 39 anni è accusato dal pm della Dda, Silvia Bonardi, di emissione ed utilizzo di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio. Dalle indagini sarebbe emerso che Molluso, dopo aver sottoscritto un contratto di prestazione d’opera (risultato poi inesistente) con la società che gestisce in concessione un centro sportivo di Milano, abbia finanziato e costruito i campi da padel potendo contare su profitti illeciti derivanti dalla commissione di numerosi reati fiscali con l’obiettivo di partecipare agli incassi derivanti dal loro noleggio ai cittadini. In particolare, nel biennio 2020-2021, la società immobiliare di cui risulta titolare sarebbe stata al centro di una frode fiscale di oltre 1,5 milioni di euro legata sia all’emissione che all’utilizzo di fatture false con indebita detrazione di Iva.


«Dietro questi ca.. di padel c'è un business infinito eh». Così, intercettato nell'aprile del 2021, parlava Marco Molluso. Stando all'ordinanza del gip, Molluso da «amministratore e rappresentante legale della Mc Immobiliare Srls» avrebbe impiegato nel 2021 almeno «177.706 euro, provenienti dai reati tributari» con false fatture, «finanziando» la realizzazione degli otto campi «all'interno del Centro Sportivo Comunale Sant'Ambrogio» di Milano «affidato dal Comune di Milano in concessione alla Palauno Asd». Ci sarebbe stato un finto «contratto di prestazione d'opera fra quest'ultima e la Mc Immobiliare, tale da dare giustificazione documentale alla effettuazione» dei lavori per i campi. E l'investimento, secondo l'accusa, «era finalizzato a garantire al Molluso significativi introiti economici legati all'utilizzo» di quei campi.

Il gip descrive «un quadro allarmante» della capacità di Molluso di «estendere il sistema illecito in aree imprenditoriali sempre più numerose e diversificate giungendo a introdursi nella gestione degli spazi pubblici». Per il giudice, poi, non può «passare inosservato l'interesse diretto nell'operazione» di Giosofatto Molluso, che era «stabilmente presente sul cantiere, come un saldo punto di riferimento per lo stesso» imprenditore «nell'esecuzione delle opere», ossia nella realizzazione dei campi. Molluso, si legge ancora, «presa consapevolezza dell'estrema redditività del business del Padel, aveva deciso di investire le sue risorse economiche (di dubbia provenienza) in svariate operazioni di cui quella del Centro Sant'Ambrogio è solo una parte». Tra l'altro, il gip fa notare che «ancora prima dell'apparire del Molluso» e «dell'irregolare inserimento delle sue società Mc Immobiliare e Mm Sport» nell'affare dei campi da Padel, la Asd Palauno, la concessionaria del Centro sportivo comunale Sant'Ambrogio di Milano, «aveva violato i termini della concessione che quindi, a ben diritto» poteva «e può essere revocata».

Marco Molluso sarebbe stato «in società con Paolo Gatti», ritenuto «dominus del concessionario Asd Palauno» nella gestione del centro sportivo comunale Sant'Ambrogio e della Lombardia Uno, società dilettantistica. Lo si legge nelle oltre 200 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare. «Il Centro Sportivo Comunale Sant'Ambrogio - chiarisce il gip - è di proprietà del Comune di Milano ed è gestito, in regime di concessione dalla Palauno Asd, formalmente rappresentata da Tognoli Fabrizio, ma di fatto amministrata dai fratelli Paolo e Davide Gatti, e da Paolo Giuliano».

Paolo Gatti nell'ordinanza viene definito «noto personaggio del sport milanese», oltre che «socio di maggioranza della Polisportiva Lombardia uno». Gestisce, si legge, «in concessione diversi Centri Sportivi del Comune di Milano» e opera «anche quale scuola calcio dell'Ac Milan». Dall'ordinanza risulta indagato nell'inchiesta solo Molluso, arrestato.

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