Grido disperato

Malata di tumore e bisognosa di cure, l’appello di Alessia: «Per lo Stato sono un fantasma, aiutatemi»

La donna soffre di una rara forma di cancro al sangue per il quale, ad oggi, non c'è cura. Ma nonostante ciò, l'Inps non le riconosce l'invalidità e lei è costretta ad avviare una raccolta fondi per curarsi

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di Francesca  Lagatta
14 febbraio 2023
11:57

Alessia ha poco più di 40 anni e ancora pochi altri davanti a sé. Da anni combatte contro una rara forma di tumore al sangue che la ricerca non è riuscita ancora riuscita a debellare. Guarda i suoi figli ogni volta come se fosse l'ultima, perché è perfettamente cosciente che il suo tempo è limitato, anche se non ha ben chiaro quanto gliene sia rimasto ancora da vivere. Lei dice che la malattia, in fondo, l'ha resa migliore, perché vive tutto con maggiore intensità. Anche sfiorare il vetro di una finestra con le dita le regala un'emozione, la consapevolezza di essere ancora viva e, tutto sommato, una persona fortunata.

È stato questo, forse, il motivo per cui gli ultimi cinque, sei anni della sua esistenza è riuscita a restare in piedi, senza farsi travolgere dagli eventi e da una diagnosi infausta, e a sopravvivere a uno Stato che la considera una malata invisibile. Ma ora sente che le sue forze si stanno esaurendo e chiede aiuto: «Ho finito tutti i miei risparmi, non so più dove andare a bussare per continuare a curarmi». Per questo, di recente, ha aperto una pagina su Facebook, "Un aiuto per Alessia", ed ha avviato una raccolta fondi. «Non chiedo cifre altissime, bastano anche 2mila euro. Con quei soldi riuscirei a sopravvivere nei prossimi mesi e a pagarmi i viaggi della speranza a Roma».


La sua storia

Alessia (nome di fantasia, ndr) vive in un paesino della provincia di Cosenza. Fino a qualche anno fa, la sua era un'esistenza come tante. Da moglie e madre, si occupava con dedizione della casa e della famiglia, dedicandosi di tanto in tanto ai suoi hobby. Poi, un giorno, si accorge di alcuni rigonfiamenti sul lato sinistro dell'addome e avverte una stanchezza che non passa neppure riposando. Si sottopone ad accertamenti clinici e gli esiti sono impietosi. La donna ha una forma rara di tumore al sangue che, dal momento della diagnosi, lascia un'aspettativa media di vita di circa sei o sette anni. Quelle parole sono un colpo al cuore, la Alessia preferisce indossare una maschera, fingendo tranquillità.

Lo fa per proteggere la sua famiglia da tutto quel dolore arrivato inaspettatamente e perché non vuole darla vinta alla malattia. Negli anni successivi, segue le cure alla lettera e si reca sistematicamente a Roma, in un centro appropriato, per sottoporsi a terapie sperimentali, che in qualche modo sembrano funzionare. Solo che i viaggi costano e il marito, pur di accompagnarla ovunque, deve rinunciare a parecchie giornate di lavoro. Questo influisce negativamente sul bilancio famigliare e ben presto la situazione precipita.

Niente aiuti dallo Stato

Alessia decide così di preparare la documentazione e richiedere la pensione di invalidità, ma l'Inps, per ben due volte, mette nero su bianco che a lei non spetta alcun sussidio. Malata sì, ma non troppo. Il tumore, da solo, senza l'insorgenza di altre patologie, non è poi così invalidante, secondo l'istituto di previdenza sociale. La dichiara, però, inabile al lavoro, e tutto quello che può fare è inserirla nelle liste mirate di collocamento, così può almeno sperare in un miracolo. Di tanto in tanto, Alessia deve consultare i siti istituzionali, tra cui quello della Regione Calabria, e controllare che ci sia la possibilità di candidarsi a un lavoro adatto a lei e alle sue esigenze, e che sia vicino casa sua. Non può affrontare lunghi viaggi in auto e non ha alcuna intenzione di trasferirsi altrove, lontana dai suoi affetti. Ma, ad oggi, non è arrivata alcuna proposta concreta.

L'appello

Per poter far fronte a tutte le spese mediche, Alessia e la sua famiglia hanno attinto dai loro risparmi finché hanno potuto, poi si sono rivolti ad amici e parenti. Ma ora la donna non ha più nemmeno il coraggio di bussare ancora alle loro porte: «Non so se e quando potrò restituire i soldi e, oltretutto, ogni volta che devo chiedere un prestito è come se mettessi la mia dignità sotto i piedi. Mi sento ancora più male». Di qui la decisione di aprire un conto corrente personale e lanciare una raccolta fondi su una pagina Facebook, seppur con uno pseudonimo: «Devo proteggere i miei figli. Loro non sanno la verità e non devono saperla. Voglio che vivano il più possibile sereni, a causa mia hanno già sofferto abbastanza».

D'altronde, Alessia, non ha neppure grandi pretese. Mentre ci mostra la documentazione dettagliata della sua malattia, ci dice: «Per stare tranquilla e vivere i prossimi mesi senza preoccupazioni, basterebbe raccogliere 2mila euro, anche meno. Ho la prossima visita a fine febbraio, poi un'altra poche settimane dopo. Devo sperimentare un nuovo farmaco e dovrò trattenermi a Roma qualche giorno di più. Lo so, non è una grossa cifra, ma per me in questo momento vuole dire letteralmente "sopravvivenza". Chi può, per favore mi aiuti».

 

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