Ecco i dettagli dell’indagine, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di dieci persone. L'intimidazione al comandante della Polizia municipale di Bagnara e l'obiettivo del controllo del territorio tramite minacce e violenze -VIDEO
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Le indagini, dell'operazione Family Gang, che ha portato all'arresto di 10 persone (LEGGI I NOMI), sono state avviate nel 2017 a seguito di uno specifico episodio delittuoso: nel pomeriggio dell’8 agosto, a Bagnara Calabra, sono stati esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco in direzione dell’abitazione del Comandante della locale Polizia municipale.
Il ruolo di Fortunato Praticò
Gli approfondimenti investigativi sull’episodio, già di per sé estremamente grave ed inquietante, hanno permesso di mettere in luce cointeressenze criminali di assoluto rilievo e di ricondurre a tali cointeressenze una serie di reiterate condotte delittuose, altamente spregiudicate, culminate in un tentato omicidio. Le indagini hanno consentito di individuare il responsabile nell'indagato Fortunatò Praticò, ricostruendo in modo dettagliato la dinamica e i motivi del grave atto intimidatorio.
Le mire su Bagnara
In particolare l'azione delittuosa è stata decisa e perseguita dallo stesso in relazione ad alcuni contrasti sorti nell'ambito dell'attività istituzionale svolta dalla Polizia locale di Bagnara e riconducibili all'attività svolta dalla Polizia locale di Bagnara e riconducibili all’attività di controllo svolta a carico di alcuni venditori ambulanti, i cui interessi erano solitamente perorati da altri soggetti che, pur non essendo direttamente coinvolti nelle attività commerciali, si erano spesso presentati, quasi fossero dei protettori, durante i controlli o negli uffici della Polizia municipale chiedendo spiegazioni sulle ragioni delle verifiche.
La progressione delle attività investigative ha poi permesso di delineare lo spessore criminale del Praticò, al vertice di un sodalizio criminale dedito allo spaccio nella “piazza” di Bagnara, e della conseguente influenza delle condotte sue e dei suoi sodali nell’ambito del vissuto quotidiano della comunità di Bagnara Calabra.
Le intercettazioni, i pedinamenti e i riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno permesso di delineare gli assetti dell’organizzazione, individuando quali promotori ed organizzatori Perrello Rocco Fortunato Praticò, quali partecipanti Fabio Praticò, Samantha Leonardis, Vincenzo Caratozzolo, Domenico Scarcella e Fabio Cacciola, e l’operatività del sodalizio nel traffico di droga di diversa natura – cocaina e marijuana – approvvigionata da trafficanti pianoti per essere smerciata nella “piazza di spaccio” di Bagnara.
L’epicentro del narcotraffico è stato individuato nell’abitazione di Fortunato Praticò, luogo in cui avveniva un’intensa attività di spaccio che coinvolgeva anche la moglie Samantha Leonardis e il fratello Fabio. Inoltre, la sussistenza di un vincolo associativo stabile e permanente, destinato a durare nel tempo oltre alla realizzazione di delitti programmati, ha trovato un’inoppugnabile conferma nelle stesse parole di Rocco Perrello, quando quest’ultimo, nel novembre 2017, inorgoglito, faceva espresso riferimento al solido patto criminale che lo legava all’amico Fortunato Praticò e alla sua famiglia, definendo la loro associazione a delinquere più efficiente della “banda della Magliana”.
La detenzione di armi
Tale ostentata e sfrontata sicumera ha trovato sicuramente una sponda nella disponibilità di diverse armi e del relativo munizionamento, copiosamente accertata dalle attività tecniche, finalizzata a garantire il perseguimento degli interessi illeciti del sodalizio: Fortunato Praticò e gli altri indagati hanno detenuto e ripetutamente portato in luogo pubblico almeno tre fucili e una pistola semiautomatica.
Dall’analisi delle conversazioni intercettate è emerso con esaustività che gli indagati erano soliti sia descrivere minuziosamente i vantaggi e gli svantaggi delle singole armi a loro disposizione, sia indicare precisamente su quali “obiettivi” concentrarsi e in che ordine di priorità, dicendosi pronti a sparare pur di guadagnarsi la fuga nel caso i Carabinieri li avessero sottoposti a controllo con armi o droga.
In questo senso, un riscontro alle numerose conversazioni intercorse fra gli indagati è l’arresto di Fortunato Praticò, in flagranza di reato, poiché sorpreso dai Carabinieri in possesso di un fucile “a pompa” calibro 12 con matricola abrasa, avvenuto il 1° dicembre 2017. Dalla ricostruzione effettuata dai militari dell’Arma, poche ore prima della perquisizione aveva acquisito la disponibilità dell’arma, allontanandosi dal domicilio in cui era ristretto, armato e con il volto coperto da un passamontagna, con il preciso intento di uccidere una persona, allo stato non identificata, ma comunque legata all’assassinio del cugino Francesco Catalano, ucciso in un agguato di matrice mafiosa nel 2010 a Bagnara Calabra.
L'intimidazione a Giovanni Musumeci
In ultimo, appare significativo evidenziare come l’atteggiamento aggressivo e violento del Praticò costituisse la cifra distintiva dell’intero sodalizio. Infatti, tra le svariate conversazioni intercettate appare di assoluto rilievo quella occorsa nel novembre 2017, durante la quale Rocco Perrello ha spiegato al suo interlocutore le modalità utilizzate per incendiare l’autovettura di Giovanni Musumeci, episodio risalente al 1° dicembre 2014. Gli accertamenti a suo tempo esperiti dalla polizia giudiziaria hanno trovato ampie conferme nei dettagli riferiti dal Perrello – uno per tutti, l’utilizzo di una “bottiglia con la benzina fatta a bomba” – riscontrando l’assoluta veridicità del narrato dell’indagato, il quale si attribuiva la paternità dell’evento delittuoso cagionato al Musumesi.
In sintesi, l’odierna operazione sgomina un pericoloso sodalizio criminale, determinato ad acquisire il controllo mafioso dell’area perseguendo i propri interessi illeciti nel narcotraffico e condizionando, con il sistematico ricorso all’intimidazione violenta, la vita quotidiana della comunità di Bagnara Calabra.
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