Inchiesta Alibante, il direttore Motta indagato ma il gip evidenza le contraddizioni dell’accusa

Il capo d’imputazione è concorso esterno in associazione mafiosa in relazione all’attività politica svolta a Nocera Terinese. Per il giudice delle indagini preliminari non agì in sinergia con il clan Bagalà

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di Redazione
3 maggio 2021
13:03
Pasquale Motta
Pasquale Motta

Diciannove misure cautelari e 43 indagati. Sono questi i numeri dell’operazione Alibante coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Bagalà di Nocera Terinese.
Tra gli indagati a piede libero anche il direttore di LaC Pasquale Motta. L’accusa nei confronti del giornalista ed ex sindaco di Nocera Terinese è di concorso esterno in associazione mafiosa, per la quale la procura aveva chiesto la misura della custodia cautelare. Richiesta rigettata dal gip perché - scrive il giudice - «la condotta del concorrente esterno, per essere punibile, deve essere sostenuta dalla rappresentazione e accettazione del nesso funzionale tra la propria azione e il raggiungimento degli scopi dell'associazione. «Nella specie – si legge ancora nell’ordinanza -, non sussistono elementi validi per ritenere tale elemento, con conseguente reiezione della richiesta cautelare per tale posizione».

«Secondo la prospettazione accusatoria – scrive il gip - l'indagato sarebbe colluso con Carmelo Bagalà per formare una coalizione elettorale in vista delle elezioni del consiglio comunale di Nocera Terinese, sfruttando la sua influenza mafiosa su quel territorio ed il conseguente apporto in termini di voti, avrebbe assicurato una penetrante infiltrazione del sodalizio criminoso all'interno dell'amministrazione comunale, in tal modo rafforzandone il potere criminale». Il giudice per le indagini preliminari, chiamato a valutare la richiesta di applicazione della misura cautelare, entra nel merito della ricostruzione operata dagli inquirenti rigettandone l’impalcatura.


«Tale impostazione – spiega il giudice - si fonda su un assunto che non ha trovato sufficiente conferma nell'attività di indagine: quello della dolosa sinergia in campagna elettorale del Motta e del Bagalà. In realtà, il contenuto dei dialoghi intercettati riportati nei paragrafi precedenti restituisce un quadro diverso: infatti, il Motta risultava essersi accordato con Luigi Ferlaino (ex sindaco di Nocera, ndr) al fine di pilotare le competizioni elettorali in maniera del tutto autonoma ed indipendente rispetto a Carmelo Bagalà, dal cui intervento in campagna elettorale sembrava comunque essere a conoscenza».

«Il vero obiettivo perseguito da Pasquale Motta – prosegue il gip -, politico di lungo corso da sempre orbitante intorno al comune di Nocera Terinese, era quello di continuare ad ingerirsi in maniera occulta nell'amministrazione comunale non potendo più candidarsi in prima persona, essendo oramai "bruciato" politicamente. Tale era anche il comune obiettivo di Luigi Ferlaino, di fatto incandidabile per aver già espletato due mandati da sindaco, ma quantomai interessato a continuare a gestire il Comune come cosa propria. A fronte di ciò, Carmelo Bagalà, che pure si è attivamente ingerito nel corso della campagna elettorale con esito determinante, non risulta essersi mosso in sinergia (e neppure in accordo) con Pasquale Motta, gestendo in prima persona i nomi dei suoi candidati che avrebbero dovuto fargli da referenti presso il Comune».

«In altri termini – si legge nelle motivazioni del gip - sebbene unico fosse l'obiettivo perseguito sia dal Bagalà che dal Motta, ossia quello di far eleggere sindaco Massimo Pandolfo, i due risultano essersi mossi nella stessa traiettoria ma indipendentemente l'uno dall'altro, ognuno mosso da fini propri. La riprova di ciò, si trae da un'intercettazione ambientale captata circa due mesi dopo le elezioni in questione, quando Carmelo Bagalà aveva appreso dell'esistenza di un'indagine a carico suo e di Pasquale Motta. Ebbene, discutendo della vicenda con Mastroianni Giovanni, Carmelo Bagalà ha dichiarato di non parlare con Pasquale Motta da anni, ed effettivamente dall'attività di intercettazione non sono emersi colloqui o incontri diretti tra i due: “eh ... a me mi sono venuti a dire che ... in Procura stanno indagando ... in Procura ... su di me e su ... Pasquale Motta ecco… io non…non gli parlo da tanti anni... ma poi cazzate"».

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