Inchiesta Petrol mafie, il presidente della Provincia di Vibo e i legami con i cugini D'Amico

L’inchiesta della Dda guidata dal procuratore Gratteri delinea il sostegno per le elezioni provinciali del 2018. I voti fotografati e le intercettazioni che imbarazzano la politica locale

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di Giuseppe Baglivo
9 aprile 2021
12:11

Dedica un intero capitolo ai rapporti dei fratelli Antonio e Giuseppe D’Amico, di 57 e 49 anni, con l’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia Salvatore Solano, l’inchiesta Petrol Mafie (chiamata anche “Rinascita-Scott 2”) della Dda di Catanzaro. Antonio e Giuseppe D’Amico, entrambi di Piscopio e titolari della Dmt Petroli e poi della D.R. Service srl, sono stati arrestati con l’accusa di associazione mafiosa – clan Mancuso – e per altri reati. Giuseppe D’Amico, in particolare, viene ritenuto “formalmente affiliato alla ‘ndrangheta con la dote della Santa”, prima con il clan dei Piscopisani e poi quale “uomo di fiducia della cosca Mancuso ed in particolare di Luigi Mancuso”. Le attività dei D’Amico, ad avviso della Dda di Catanzaro (inchiesta dei pm Andrea Mancuso, Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e del procuratore Nicola Gratteri), sarebbero state finanziate anche con il denaro proveniente da diverse consorterie di ‘ndrangheta come i Piscopisani, i Mancuso di Limbadi, Piromalli di Gioia Tauro, gli Alvaro di Sinopoli. Giuseppe D’Amico è anche il genero di Francesco D’Angelo, detto “Ciccio Ammaculata”, anche lui indagato ed indicato quale capo indiscusso del vecchio locale di ‘ndrangheta di Piscopio e poi divenuto di recente “uomo di fiducia di Luigi Mancuso”.

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Giornalista
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