Ingiuste detenzioni, gli avvocati: «In Calabria 212 casi nel 2019». Citata la vicenda Callipo

Il presidente dell'ordine dei legali ha riferito il dato regionale e del distretto di Catanzaro, portando come esempio la storia del sindaco del Comune di Pizzo

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di Luana  Costa
30 gennaio 2021
16:42
Il presidente dell’ordine degli avvocati, Antonello Talerico
Il presidente dell’ordine degli avvocati, Antonello Talerico

È toccato al procuratore generale, Beniamino Calabrese, intervenuto nell'ambito dell'inaugurazione del nuovo anno giudiziario di Catanzaro, fornire un bilancio sulle attività svolte dalla Procura elogiando la qualità delle indagini, in particolare, svolte dalla direzione distrettuale antimafia:«Complessivamente, 543 procedimenti penali contro soggetti noti e 248 contro ignoti per reati di competenza della Dda a dimostrazione di un trend di contrasto alle mafie sempre crescente. Imponente, dunque, l'attività della Dda di Catanzaro di contrasto al crimine organizzato. Al riguardo è stato sufficiente verificare l'alto numero di procedimenti istruiti dallo scorso anno con un elevatissimo numero di indagati e imputati. Cito tra tutti il procedimento penale denominato Rinascita Scott che ha riguardato il territorio del vibonese con l'esecuzione di 344 misure cautelari e successivo esercizio dell'azione penale nei confronti di 456 soggetti». 

«Ingiuste detenzioni»

Critiche però sono piovute dall'ordine degli avvocati di Catanzaro. Il presidente Antonello Talerico ha infatti rigirato il dito riportando i dati riguardanti le ingiuste detenzioni nel distretto di Catanzaro: «Dagli ultimi dati ufficiali la Calabria nel 2019, ha fatto registrare 212 (su 1000 in tutta Italia) nuovi casi di ingiusta detenzione (83 nel Distretto di Catanzaro), con oltre 15 milioni di euro di risarcimento del danno. Sennonchè, in questi mesi la stampa nazionale si è occupata di alcune importanti inchieste giudiziarie, per numero di persone coinvolte e per il ruolo ricoperto da alcuni indagati, del distretto di Catanzaro, a volte più per gli scontri mediatici a distanza che non per le singole operazioni in sé». 


«Nessun pressione sulla magistratura»

«Resta inteso - aggiunge - che siamo tutti convinti che in Calabria occorra procedere allo smantellamento degli apparati deviati, di quelli collusi e di quelli che con la ndrangheta fanno affari. Ma occorre anche che la magistratura giudicante non subisca pressioni mediatiche o peggio ancora condizionamenti ambientali, anche indiretti e indotti da fattori contingenti. Orbene, molti dimenticano che se c’è una Procura che chiede l’applicazione di una misura custodiale, la stessa viene applicata solo a seguito di una valutazione fatta da altro magistrato circa la sussistenza o meno delle condizioni che l’ammettono. Ciò che fa paura è la circostanza che in alcune occasioni nonostante anche il Tribunale della Libertà avesse confermato le valutazioni del Gip, rigettando il riesame del soggetto cautelato, è capitato che la Cassazione, a distanza anche di mesi dalla carcerazione, adottasse un provvedimento di contrario avviso escludendo addirittura gli indizi di reato». 

Il sindaco di Pizzo

«È ad esempio - fa presente - la storia di un sindaco di un Comune calabrese (il riferimento implicito, visto che non viene espressamente citato, è a Gianluca Callipo, ex primo cittadino di Pizzo, ndr), che in quegli otto mesi di carcerazione ha perso tutto, la sua libertà, la sua carica di sindaco, la sua famiglia, la sua pace, forse anche la sua dignità di uomo. È una storia che può capitare a qualsiasi cittadino ingiustamente detenuto. L’avvocatura non commenta le inchieste, ma deve avversare nel pieno rispetto di uno Stato di Diritto e non di Polizia, la violenza populista che si innesca a danno di chi risulta essere semplicemente, ancora, una persona indagata, esposta alla gogna mediatica, anche in conseguenza della pubblicazione e diffusione immediata di contenuti intercettivi equivoci e spesso anche indifferenti rispetto all’ipotesi accusatoria. Segmenti di vita personale ed intima che diventano la principale attrattiva dell’opinione pubblica, a prescindere dall’interesse sull’effettiva responsabilità o colpevolezza ed a prescindere dalla conoscenza dei fatti di rilievo penale. Ma questa non è la finalità del diritto e del processo penale. Non è giustizia».

Giornalista
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