Il miracolo di Curinga: dal coma alla vita. Il piccolo Manuel torna a casa

Il bambino di appena due anni era stato travolto da un’auto mentre giocava nel giardino di casa. Trasferito al Bambino Gesù di Roma, i medici non davano speranze. Poi è accaduto ciò che nessuno si aspettava. Dopo otto mesi in ospedale la fine di un incubo e il ritorno in Calabria tra fuochi d'artificio, lacrime e la gioia di un intero paese. La toccante intervista VIDEO ai genitori

di Cristina Iannuzzi
22 dicembre 2018
14:33
Il piccolo Manuel in braccio alla mamma
Il piccolo Manuel in braccio alla mamma

Aggiornamento aprile 2019: Il papà del piccolo Manuel, investito a Curinga un anno fa, porterà la sua storia nel procedimento di beatificazione di Natuzza, la mistica di Paravati. Per i medici, le speranze di vita erano ridotte ad un lumicino. Dopo tante preghiere e mesi di angoscia, invece, il bambino ritornò a casa sano e salvo. Di seguito, l'articolo pubblicato in occasione del suo riorno a Curinga, avvenuto nel dicembre 2018.

 


È il miracolo di Natale, la prova che anche i sogni impossibili possono avverarsi. Manuel, due anni appena, investito il 22 aprile scorso a Curinga, non aveva speranze a causa della gravità delle ferite riportate, soprattutto alla testa.
I medici del Bambino Gesù di Roma, dove il piccolo è rimasto ricoverato per 8 mesi, erano stati categorici: possibilità che si riprenda non ce ne sono. Un dramma inconcepibile che aveva travolto come uno tsunami di disperazione una giovane coppia di genitori. Ma loro non si sono mai arresi e hanno sempre sperato che indietro, alla loro vita prima del drammatico incidente, si potesse tornare.


Una fiammella piccola, ma forte, alimentata dall’amore incommensurabile di due genitori e di tutta la famiglia di Manuel. E alla fine, quella luce fioca è diventata un sole splendente. Il bimbo è uscito dal coma ed è nato di nuovo. Ieri è stato dimesso dall’ospedale, dopo mesi di interminabile attesa, di preghiere e di occhi bagnati dal pianto, anche di pazienti, medici, infermieri.
Nel grande ospedale pediatrico della Capitale, infatti, tutti conoscevano la storia di Manuel. Quando si è svegliato dal coma in tanti hanno rivolto gli occhi al cielo, anche se qua giù sono stati i medici e i macchinari del nosocomio ad averlo strappato al buio di un destino che pareva segnato.


Prima che partisse per tornare in Calabria con i suoi genitori, l’ospedale ha organizzato una festa per salutare la famiglia calabrese. Non accade spesso in un luogo così abituato al dolore, segno dell’eccezionalità di un evento che lascerà un ricordo indelebile nelle esistenze di coloro che hanno sfiorato questa storia.

 

Ma è stato il ritorno nella sua casa, a Curinga, il momento in cui l’incubo si è definitivamente dissolto.  C’era tutta la comunità del piccolo centro catanzarese ad attendere l'arrivo del bimbo. Mamma Margherita e papà Diego lo hanno riportato a casa in auto. A Roma, nell’aprile scorso, c’era arrivato con un elicottero dell’aeronautica, nell’estremo tentativo di salvargli la vita. Una vita che oggi rifiorisce negli occhi azzurri e profondi di Manuel, che sorride in braccio alla mamma.


Fuochi d’artificio e regali hanno salutato il suo arrivo. Ma il vero dono era lui. Una strenna natalizia di straordinario valore che nessuno a Curinga dimenticherà mai. Tra parenti e amici che si sono riuniti per accoglierlo, c’era anche l’infermiera dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, tra le prime soccorritrici del piccolo. Manuel dovrà seguire un percorso di riabilitazione, ma il peggio è passato.


Papà Diego stringe nella mano la croce del rosario che ha al collo. Una catenella bianca che si è rivelata forte come una gomena, alla quale si è aggrappato saldamente durante il calvario del suo unico figlio.


Abbracci e lacrime di gioia hanno il sopravvento. La felicità di tutti è palpabile, sincera come solo l’amore per un bambino sa essere. Alla fine la famigliola entra in casa. Ci saranno ancora tante occasioni per festeggiare e ringraziare. Ma ora è tempo di tornare insieme, nell’intimità della propria quotidianità ritrovata, senza camici bianchi e odore di disinfettante intorno. E aspettare il Natale, il più bello che Manuel e la sua famiglia potessero sperare.

 

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