L’addio alla toga di Mario Spagnuolo: «Droga e crimini finanziari le piaghe della città di Cosenza»
VIDEO | Il magistrato lascia la Procura bruzia per raggiunti limiti di età, tracciando le criticità su cui dovrà proseguire l'impegno dell'ufficio direttivo. Cerimonia partecipata dalle massime autorità istituzionali. Poteri all'aggiunto Antonio D'Alessio
Oltre quarant’anni di carriera iniziati e conclusi nel palazzo di giustizia di Cosenza, passando tra l’altro, per la distrettuale di Catanzaro e per la Procura di Vibo Valentia. Mario Spagnuolo appende la toga, lasciando l’ufficio direttivo del capoluogo bruzio per raggiunti limiti di età.
Il commiato senza rimpianti
Nella Biblioteca Michele Arnoni del tribunale, la cerimonia di commiato alla presenza delle massime autorità istituzionali ed il passaggio di consegne all’aggiunto Antonio D’Alessio, in attesa della nomina del Csm che potrebbe premiare, dicono i rumors, Domenico Fiordalisi oppure Camillo Falvo. Si vedrà. In una lunga intervista concessa al nostro network, Spagnuolo confessa di non avere rimpianti, perché per abitudine «è meglio non guardarsi indietro. Del resto - aggiunge - il magistrato non deve mettersi sulle spalle i problemi della terra, ma cercare con impegno e serietà di risolvere singole fattispecie. Certo, le statistiche testimoniano il buon lavoro svolto attraverso il numero elevato di condanne ottenute». Introdotta dagli avvocati Pierluca Bononofiglio e Claudio De Luca, rispettivamente vicepresidente e consigliere dell’ordine di Cosenza, e poi dall’intervento di Antonio Feraco, presidente onorario della Camera Penale di Cosenza, ai saluti di Mario Spagnuolo erano presenti tra gli altri, la presidente del tribunale di Cosenza Maria Luisa Mingrone, quello di Castrovillari Massimo Lento, e poi l’ex procuratore capo del capoluogo bruzio Dario Granieri, il prefetto Vittoria Ciaramella, l’arcivescovo Giovanni Checchinato, il sindaco Franz Caruso, i vertici provinciali di polizia, carabinieri, guardia di finanza.
Luce sull'omicidio di Sergio Cosmai
Protagonista pure di inchieste di ‘ndrangheta di rilievo, tra cui quelle derivanti dalle operazioni Anaconda, Missing e Terminator, il magistrato ha messo in evidenza come la propria carriera professionale si sia intrecciata con la figura di Sergio Cosmai, indimenticato direttore del carcere di Cosenza assassinato dalle cosche nel 1985: «In quel momento ero un giovane procuratore completamente estraneo alle indagini, ma molti, anzi, per la verità, troppi anni dopo, sono riuscito con il supporto dei validi elementi del Ros di Catanzaro, a costruire una impostazione accusatoria da cui è scaturita la condanna all’ergastolo del mandante dell’omicidio».
Non basta il contrasto, serve l'impegno sociale della politica
Mario Spagnuolo lascia la guida della Procura dopo otto anni di servizio: «Sono consapevole che la giurisdizione penale non risolve i problemi sociali e criminali che poi approdano nelle aule di giustizia sotto forma di reati. In questo momento a preoccupare è la presenza assolutamente asfissiante della droga: ormai permea tutti i settori della società cosentina. Abbiamo un numero esagerato di spacciatori minorenni. Non basta il contrasto: serve l’impegno della politica e delle istituzioni. Poi a Cosenza c’è un altro preoccupante fenomeno – aggiunge il magistrato – quello della criminalità economica. È la città più ricca, o se volete, meno povera, dove l’illecito finanziario è assolutamente presente. Inoltre aumentano il disagio e le violenze infra familiari. Finora un argine serio lo ha posto soltanto la Chiesa ed il volontariato. E questo impegno comunque necessario, non è sufficiente».