L'ascesa di Antonio Caridi: un politico ‘strumentale’ governato dai De Stefano

Si parla di un vero e proprio ‘uso deviato del proprio ruolo pubblico’, per definire la condotta del senatore. Madama. È quanto emerge dal provvedimento dell'operazione ‘Mamma Santissima’
15 luglio 2016
15:39

Avrebbe addirittura prestato assistenza sanitaria all'allora latitante Paolo Rosario De Stefano, il senatore Antonio Caridi, per il quale oggi il gip ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere, sospesa in attesa della decisione di palazzo Madama. È quanto emerge dal provvedimento dell'operazione "Mamma Santissima", che i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito nella notte appena trascorsa.


È un capitolo assai lungo e corposo quello che gli inquirenti dedicano al politico di centrodestra. Lui non fa parte pienamente del direttorio degli invisibili, contrariamente a quanto accade ad Alberto Sarra. No, Antonio Caridi è un politico strumentale agli interessi della cupola massonico-mafiosa che governa Reggio Calabria. Ed è proprio grazie a loro se, negli anni, è riuscito a scalare le vette della politica, passando da consigliere comunale a senatore. Una vera e propria corsa al rialzo, con tanto di premio fedeltà, per aver sempre risposto positivamente alle istanze provenienti da coloro che lì lo avevano piazzato.



L'ordinanza di custodia cautelare ci dice che Antonio Caridi ebbe l'appoggio della 'ndrangheta in svariate circostanze. Si tratta, fra le altre, delle cosche Tegano, Libri, Borghetto-Zindato, Nucera, Caridi, Pelle, Maviglia, Morabito e Iamonte. Ma Caridi si sarebbe avvalso anche di Giuseppe Pansera, genero di Giuseppe Morabito, inteso u tiradrittu, in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del 2000. Fra le altre cose, a Caridi viene contestato anche di aver dato mandato a soggetti appartenenti alla cosca Tegano, di individuare l'identità dell'autore del danneggiamento del portone della propria abitazione, in epoca antecedente alle elezioni comunali del 2007. Il senatore, inoltre, avrebbe usufruito dell'appoggio diretto del "Crimine", Giuseppe De Stefano, attraverso l'opera di Angelo Gaetano Chirico, cugino di Francesco Chirico.


Si parla di un vero e proprio «uso deviato del proprio ruolo pubblico», per definire la condotta di Antonio Caridi. Questi, fra l'altro, viene anche ritenuto soggetto in grado di condizionare assunzioni, come nel caso di Leandro Savio, dirigente di Settore dell'Afor di Reggio il quale addirittura si lamenta di non fare assolutamente nulla nel proprio posto di lavoro, pur ricevendo lo stipendio. Caridi sa anche individuare soggetti ritenuti "gestibili" con i quali imbastire liste elettorali. Sono citati, ad esempio: Giuseppe Iero, Antonino Maiolino, Maria Nucera, Daniele Romeo ed Antonio Pizzimenti «tutti interessati alle elezioni relative alle rappresentanze "Provinciali e Grande Città" del Popolo della libertà"».


Ruolo non secondario viene attribuito a Caridi anche nella scelta dei soggetti chiave da inserire nelle società miste del Comune di Reggio Calabria, Multiservizi, Leonia, Fata Morgana, Recasi e Reges. Fra gli altri spiccano le decisioni di inserire nei quadri dirigenti Giuseppe Rechichi, direttore operativo di Multiservizi e affiliavo di rilievo alla cosca Tegano; Bruno De Caria, direttore operativo di Leonia e ritenuto affiliato di rilievo alla cosca Fontana; Demetrio Logoteta, presidente del consiglio di amministrazione della Fata Morgana, espressione politica di Giuseppe Scopelliti; Salvatore Aiello, direttore operativo di Fata Morgana e oggi collaboratore di giustizia. Proprio le dichiarazioni di Aiello sono confluite nel procedimento "Mamma Santissima", dando così corpo e sostanza alle ipotesi accusatorie.
La figura di Caridi emerge anche nella vicenda riguardante la "New Labor" e, dunque, quella che fu l'inchiesta "Agathos". Ma non solo. C'è anche la promessa a Giuseppe Pelle, in cambio del sostegno elettorale richiesto, di far ottenere i controbuti per il settore agricolo di sua competenza, quale assessore regionale alle attività produttive nell'ambito della Giunta Scopelliti».


Sull'appoggio dei De Stefano a Caridi, è eloquente quanto racconta il pentito Roberto Moio ai magistrati:


Pm: Ecco. Da chi è stato appoggiato??
Moio: Dai DE STEFANO.
Pm: Dalla famiglia De Stefano. Come lo sa?
Moio: E allora ... lui praticamente, nell'ambito politico c'è stata sempre una ... hanno avuto sempre una amicizia ... con FRANCO CHIRICO. Cioè ... col CLAN DE STEFANO. Se lei ... se ... penso che gli inquirenti pure, la polizia, carabinieri, lo sanno pure ... nel suo studio ... penso che sa ... lo sanno, no?
Pm: Nel suo studio medico?
Moio: Studio medico in via Piazza Carmine, si vedevano sempre ... gente, insomma ... tipo i Cotugno.
Pm: Chi?
Moio: Tale COTUGNO, GUIDO COTUGNO ... quello massiccio però, eh? Il figlio della buonanima di LUCIANO, và ...
Pm: Quindi che vuole dire? Che il suo studio medico è frequentato da ... esponenti ...
Moio: Si, da personaggi! Si, da ... FRANCO CHIRICO, andavano ... ai tempi ... andavano un po' tutti, no? PAOLO CAPONERA, ora PAOLO DE STEFANO ... DE MEO oppure GIANFRANCO GIUNTA l'avvocato ... era avvocato. Insomma sempre, sempre ... assiduo, era un frequentamento assiduo ... lo sapevamo questo, và ... infatti durante i periodi elettorali a noi non ci venivano ... cioè sapevano ... non ci chiedevano neppure un appoggio a noi altri perché sapevano che ... c'era ...
Pm: Chi non vi chiede mai l'appoggio?
Moio: Loro ... i DE STEFANO, non chiedevano un appoggio a noi, perché sapevano ... oppure noi a loro ...
Pm: Che sapevano?
Moio: Sapevano praticamente che i voti dovevano andare a lui insomma, và. Glieli raccoglievamo noi.

 

Consolato Minniti

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