A testa alta

L’intimidazione, la rabbia e il coraggio della denuncia: «Speriamo che i nostri figli vivano in una Calabria migliore»

VIDEO | Dopo l'incendio di due mezzi e danni per oltre 350mila euro, i giovani soci di una ditta catanzarese hanno trovato la forza di rimettersi in piedi: «Le forze dell'ordine ci sono state vicino, continueremo per la nostra strada»

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di Nico De Luca
30 marzo 2024
19:56

Cambiare i destini di una Calabria data già per spacciata forse, invece, si può. Lo fanno pensare tante cose, e tra le più incisive i comportamenti di alcune persone, del tutto rivoluzionari rispetto alla rassegnazione davanti alla protervia della violenza.

Due mezzi distrutti da fiamme dolose, oltre 350.000 euro di danni, a pochi giorni dall'apertura della nuova sede in quel di Rende (Cosenza). Una pesante intimidazione di cui i carabinieri stanno verificando matrice e soprattutto finalità. Ma i giovani soci della Gifra, ditta catanzarese di noleggio carrelli elevatori, da quasi 20 anni sul mercato, non hanno esitato a denunciare


«La prima impressione è stata un profondo senso di delusione, di rammarico - dice Paolo Megna, socio amministratore - tanti anni di sacrifici, cerchi di combattere, perché già sappiamo che questa terra non ci aiuta tantissimo sotto l'aspetto lavorativo, e devi combattere anche con questi spettri».

«La prima reazione? La rabbia sicuramente - gli fa eco Giuseppe Lemmo, socio pure lui -. Noi continueremo per la nostra strada, non ci abbatteremo, integreremo al più presto possibile le macchine, per essere ancora più competitivi sul territorio».

Altro segnale positivo è il conforto pieno ricevuto dagli organi dello Stato. Almeno fino ad ora. «Vogliamo fare un plauso alle forze dell'ordine - aggiungono - di Rende, perché ci sono stati subito vicini, abbiamo capito la loro vicinanza e speriamo non rimangano solo parole. I carabinieri ci hanno rassicurato e noi facciamo fede a quello che loro ci hanno detto».

Da questi giovani imprenditori un deciso cambio di passo. «Perché dovrei stare zitto o peggio vergognarmi? Non è mia la vergogna, io mi alzo la mattina per lavorare, la vergogna è di quelli che hanno fatto questo gesto. Dovrebbero avere timore anche di guardarsi allo specchio. Noi per come siamo strutturati, e chi ci conosce lo sa, sappiamo solo lavorare, alzarci la mattina e fare del nostro meglio».

Denuncia dopo denuncia, il muro di gomma della reticenza e della rassegnazione potrebbe essere demolito. «In Calabria cambiamenti ce ne sono stati, ce ne saranno: noi abbiamo due figli piccoli - concludono Paolo e Giuseppe - quindi il nostro augurio è quello che quando i nostri figli si affacceranno al mondo del lavoro, tutto ciò sarà un ricordo, quindi si possa parlare della Calabria in maniera eccelsa come ci meriteremmo. Però dobbiamo denunciare sempre queste situazioni che purtroppo si creano e non nasconderci né avere paura e andare sempre avanti».

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