La Calabria dello Spettacolo in piazza per chiedere aiuto al Governo: «Di cultura si mangia»

VIDEO | La mobilitazione ha interessato 21 piazza italiane in cui migliaia di lavoratori hanno chiesto di non essere abbandonati: «Servono tutele»

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di Alessia Principe
23 febbraio 2021
19:55

Hanno festeggiato i lavoratori dello spettacoli, scesi in piazza oggi pomeriggio in tutta Italia, alla notizia che proprio grazie alle mobilitazioni, il presidente della Camera ha accordato in serata a una delegazione la possibilità di essere ricevuta per presentare le proprie istanze.

Da Cosenza a Reggio

Anche la Calabria si è fatta protagonista della protesta, riempiendo le piazze a Cosenza e a Reggio Calabria. «Chiediamo di spostare l’attenzione su chi è rimasto sguarnito di ogni difesa e tutela. Vanno immediatamente sbloccati i Ristori rimasti in sospeso e convocato un tavolo Interministeriale per l’attuazione di una ormai necessaria riforma del settore» ha detto Leon Pantarei del Movimento “Approdi”.


«Tutelare chi non ha tutele»

Da quel 23 febbraio 2020 quando i sipari si sono chiusi in tutto il Paese, il contraccolpo per i lavoratori dello spettacolo è stato il classico colpo di grazia. Bonus insufficienti, burocrazia farraginosa, l’impossibilità di avere una data certa per ripartire, hanno fatto letteralmente “collassare” tutto il comparto, che conta centinaia di migliaia di persone, in Italia ridotte quasi alla fame.

Brunori: «Di cultura si mangia»

«Da tempo stiamo reclamando due tipi di misure – ha detto Dario Brunori, presente in piazza a Cosenza - quella emergenziale, che riguarda soprattutto i cosiddetti lavoratori “invisibili”, che sono parte fondamentale del nostro mestiere e che oggi si trovano in grande difficoltà a causa dello stop dei live, e poi una misura legislativa perché si costruisca quello che fino a oggi non si è costruito. Io credo che sia molto grave quello che è accaduto in tutto settore in questo periodo di pandemia. Il nostro è un lavoro che porta economia, insomma, a dispetto di chi affermava il contrario, di cultura si mangia. Bisogna che diventi chiaro che quello che noi facciamo è una medicina, magari diversa da quella ufficiale, ma che ha la sua importanza perché nutre l’anima».

Giornalista
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