Lamezia, un caso di abusivismo lungo trent'anni

La paradossale vicenda di Eugenio Scalzo che chiede il ripristino dei luoghi e la demolizione di un manufatto, raccoglie sentenze ed ordinanze a suo favore ma non trova chi le metta in pratica
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di Tiziana Bagnato
3 aprile 2018
19:13

Ci mostra le foto della sua famiglia quando ancora viveva in questa casa che affaccia su via Celli e via Fratelli Maruca Eugenio Scalzo, dipendente in pensione della Regione Calabria, che da trenta anni lotta per avere giustizia.

 


La sua, ci spiega, è una battaglia di principio. Una battaglia che però ha visto riconosciute in tutte le sedi la sua correttezza, in quanto Scalzo dal 1992 ad oggi è riuscito a dimostrare di avere ragione chiedendo a coloro che acquistarono la casa, occupando anche abusivamente una porzione ora comunale di terreno che era stata a lui promessa, di ripristinare lo stato originario dei luoghi.

 

Una vicenda intricata la sua, di cui si è occupato il Quotidiano del Sud,  che Scalzo porta avanti con tenacia anche se la fiducia nella magistratura è calata. Ringrazia, invece, Guardia di Finanza e Carabinieri che su delega della Procura di Lamezia Terme stanno effettuando indagini approfondite in merito ad un fascicolo che vede l’uomo parte lesa.

 

Ora l’appello alla triade commissariale e in particolare al prefetto Alecci affinché eseguano ciò che la legge ha stabilito, cioè la demolizione forzata di quanto occupato abusivamente. Ultima in ordine di tempo, in questo scontro a colpi di sentenze e carte bollate, è stata l’ordinanza di demolizione del 15 dicembre 2016 a cui nulla ha fatto seguito.

 

Trenta anni esatti di lotte per riavere quel pezzo di terreno, di sentenze, ricorsi e contro ricorsi, avvocati che si sono susseguiti uno dopo l’altro e tanto veleno da ingoiare per il signor Scalzo che però non si piega e ancora chiede giustizia.

Giornalista
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