Settima arte

Il regista Gagliardi torna nella sua Saracena per avvicinare i ragazzi al cinema

VIDEO | L’autore racconta degli esordi con “La vera leggenda di Tony Vilar” e dell’amicizia inossidabile con il cantante Peppe Voltarelli spesso attore sui suoi set

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di Alessia Principe
25 aprile 2024
14:45

Un’amicizia inossidabile e il ritorno sul luogo del “delitto”. Dalla prima è nata un sodalizio, quello tra Giuseppe Gagliardi e Peppe Voltarelli, uniti anche sul set, dal secondo un progetto per i ragazzi.

Per usare un termine caro ai cinephile, Voltarelli può quasi essere considerato l’attore feticcio del regista di Saracena. «Collaboriamo dai tempi di Doichlanda e adesso Peppe è anche nella seconda stagione de “Il Re” in onda su Sky. È un legame ormai ultraventennale che deve assolutamente continuare» ci dice sorridendo Gagliardi.


Un sorriso che si allarga quando racconta del suo esordio con “La vera leggenda di Tony Vilar”, mockumentary del 2006, approdato prima alla Festa del Cinema di Roma e poi al Tribeca di New York, con Peppe Voltarelli e Totonno Chiappetta nel cast. «Abbiamo voluto raccontare la diaspora dei calabresi in Argentina prendendo spunto dalla storia di Tony Vilar, al secolo Antonio Ragusa originario di Carolei, in provincia di Cosenza, che in Sudamerica diventò una star, ma per colpa di un tupè strappato via durante un concerto, sparì per la vergogna dalle scene per sempre». Con la formula del “finto documentario” Voltarelli si mise sulle tracce di Tony Vilar che in seguito spese parole commosse e di gratitudine per questo film che gli permise di far pace con un passato per lui doloroso.

Il “luogo del delitto” di cui parlavamo all’inizio, invece, è Saracena che quasi quindici anni fa ospitò un festival cinematografico chiamato SaraCinema. «Torno lì per una serie di workshop organizzati per i ragazzi del posto – spiega il regista - che avranno la possibilità di incontrare i professionisti del cinema. Se da questi incontri salterà fuori almeno un autore promettente, sarà per me la vittoria più bella».

Nel futuro del regista c’è anche il “padre dei documentaristi italiani”, Vittorio De Seta al centro di un’opera che ne omaggerà il talento e le opere. «Questo mi darà la possibilità di confrontarmi con un gigante che all’estero ha fatto a scuola – dice -, un esempio di professionalità e arte che cercherò di raccontare nel modo migliore».

Giornalista
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