Lamezia, danni all’auto di un carabiniere: sentiti i pentiti Torcasio e Muraca

I due collaboratori di giustizia hanno identificato gli esecutori materiali dei danneggiamenti all’automobile del brigadiere dei carabinieri Vincenzo Bevacqua
di Luana  Costa
4 marzo 2017
15:58

Si è discusso ieri, nell’ambito del processo celebratosi davanti al Tribunale monocratico di Lamezia Terme, del danneggiamento dell’autovettura di proprietà di un brigadiere dei carabinieri, Vincenzo Bevacqua, costituitosi parte civile con il proprio legale di fiducia, Ramona Gualtieri. L’episodio era stato perpetrato incendiando l'auto del sottufficiale dei Carabinieri e del fatto sono attualmente accusati Paola Claudio, ritenuto gravitare nell'orbita del clan Giampà, e, Cappello Giuseppe. Nel corso dell'istruttoria sono stati sentiti, anche, i collaboratori di giustizia Angelo Torcasio e Umberto Egidio Muraca, quali hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni in relazione all’operato del brigadiere dei Carabinieri.

 


Angelo Torcasio: “Perché diciamo che lui a Lamezia Terme dava tanto fastidio. Nel senso che Bevacqua, mi tartassava, mi stava dietro; a me, ai Cappelli e ai Giampà”. E ancora: “All’epoca avevo avuto un colloquio con Vincenzo Bonaddio, durante il quale indicava come responsabili del danneggiamento di questa autovettura, Giuseppe Cappello e Paola Trachino. Frequentando questi una discoteca, Australian Pub, Bevacqua era di servizio, non servizio, comunque quando li vedeva gli chiedeva sempre i documenti, li fermava e a loro sta cosa dava fastidio. Allora il mio punto di riferimento era Vincenzo Bonaddio, il quale dopo poco mi metteva a conoscenza che i responsabili era la montagna, che la macchina l’avevano potuta fare Giuseppe Cappello e Trachino e che il mandante era Saverio”. Su domanda specifica posta dall’avvocato se fosse a conoscenza di chi perpetrò materialmente l’incendio, il collaboratore di giustizia ha risposto: “Ricordo vagamente si trattasse di Claudio e Giuseppe. Mi sembra, ma vagamente, non mi ricordo adesso. Di soprannome Trachino lo chiamavano, mi sembra che di cognome Paola”.

 

 Il collaboratore ha poi continuato affermando che: “Bevacqua non è che mi disse parla con Saverio perché in pratica Bevacqua diceva: io faccio il mio lavoro, se vedo un problema, un posto, come la stessa cosa a me, Bevacqua mi tartassava. Io ho fatto un omicidio il 27 marzo 2006 alle 8 meno 5, ho commesso l’omicidio e alle 8 e 8 sono andato a casa, alle 8 e 8 a casa chi c’avevo? Bevacqua. Cappello disse che lo aveva fatto perché Bevacqua gli stava sempre dietro e gli stava rompendo. Ma io diciamo che a Bevacqua lo conosco dal 2001 quando hanno ucciso mio fratello. Lo vedevo che tartassava tutti, conosceva Antonio Villella, amici di mio fratello e li tartassava e li fermava. Era un carabiniere scomodo per la criminalità perché faceva il suo lavoro buono, va”.

 

Umberto Egidio Muraca: “A titolo informativo posso dire quello che ho saputo: l’incendio del maresciallo Bevacqua era stato fatto da Saverio Cappello e mi diceva da Claudio Paola. In particolare, Claudio Paola mi raccontava di aver danneggiamento la macchina del carabiniere Bevacqua in compagnia di Saverio Cappello. So che non si comportava tanto bene, dava fastidio a componenti della cosca Giampà e per questo gli è stata incendiata la macchina. Ma è un fatto noto a Lamezia”.

 

Luana Costa

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