Lamezia, errore in sala parto: condannata la ginecologa che non effettuò il taglio cesareo

Un anno e 4 mesi di reclusione con pena sospesa al medico che non si accorse della sofferenza fetale nonostante il tracciato cardiaco. Il bimbo sopravvisse ma con gravissimi danni cerebrali. I genitori: «Vita distrutta, speriamo serva da monito perché non accada più»  

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di Redazione
20 luglio 2021
15:52

Un anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, per un errore medico che ha causato fa gravissimi danni a un bimbo nato nell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Lamezia.

È quanto ha deciso il giudice Luana Loscanna del Tribunale di Lamezia Terme ha condannato la dottoressa C.M., medico ginecologo, per una vicenda che risale a 5 anni fa.


«I familiari del bimbo, di un paesino dell’hinterland lametino – si legge in una nota dello studio legale che ha curato la causa - tramite l’avvocato fiduciario Roberta Scozzafava e diversi periti e medici legali, hanno portato alla luce le responsabilità di quanto accaduto».

«Secondo quanto minuziosamente ricostruito dal Pubblico Ministero Emanuela Costa – prosegue la nota -, la dottoressa C.M. “per negligenza, imprudenza, imperizia, nonché per violazione delle leggi, regolamenti, ordini o discipline della normativa sanitaria e dell'esercizio della professione medica, ed in particolare, a seguito di errore diagnostico consistito nel non aver ricondotto il 1° tracciato cardiotocografico - che durante tutta la sua esecuzione evidenziava una frequenza cardiaca fetale con variabilità costantemente inferiore a 5 battiti al minuto e senza nessuna accelerazione della FCF patognomonico di assenza di reattività fetale (tracciato ristretto del tipo silente) - ad uno stato di sofferenza fetale di natura non determinabile, nel non aver disposto, di conseguenza, (errore terapeutico) l'immediato trasferimento della gestante in sala operatoria per la esecuzione dell'intervento dì taglio cesareo che avrebbe interrotto la condizione di sofferenza fetale».

La conseguenza è stata una «depressione cardio respiratoria con danno encefalico di tale rilevanza da rendere necessario eseguire sul neonato in arresto cardio respiratorio manovre rianimatorie». 

«Purtroppo nostro figlio non potrà che sopravvivere, non di certo vivere – hanno commentato in lacrime i genitori subito dopo la condanna – La nostra vita si svolge dentro e fuori dagli ospedali, per continue terapie, cure, il bimbo vive in una condizione terribile, purtroppo spesso ha delle crisi che lo portano a farsi del male da solo. Si tratta di un errore gravissimo, che non dovrebbe mai avvenire, quello che ci è accaduto non lo auguriamo a nessuno, possiamo solo sperare che tutto questo possa per lo meno servire da monito, affinché nessun altro bimbo sia costretto a vedere distrutta la propria vita, ancor prima di venire alla luce. Teniamo molto a ringraziare, di vero cuore, l’avvocato Scozzafava per averci assistito con incredibile professionalità, oltre che umanità e vicinanza, permettendoci di ottenere quanto meno giustizia, nonché tutto il personale sanitario che ogni giorno ci aiuta nelle cure del nostro piccolo grande amore».

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