Covid a Lamezia, il grido degli infermieri: «Pronto soccorso al collasso. Servono assunzioni»

La prima linea contro il coronavirus è sprovvista di uomini e mezzi. Carenza di personale, l’obi chiusa e autoambulanze datate e senza medico rendono il diritto alla salute difficile da garantire

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di T. B.
19 novembre 2020
19:52

Un reparto al collasso con un carico di lavoro e di responsabilità già gravoso e ora triplicato sotto il peso del Covid, mentre le forze sono sempre meno. È un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dal sindacato degli infermieri Nursing Up nella persona di Alessandro Spanarelli. Il Pronto Soccorso, denuncia, «già prima della pandemia era in affanno, storicamente e cronicamente in carenza di personale infermieristico, unità in pensione mai sostituite, dimissioni volontarie mai rimpiazzate, unità in congedo per maternità anch’esse non sostituite, personale precario a tempo determinato che vive nell’incertezza e subisce stacchi dal servizio tra un rinnovo e l’altro, tutto questo genera stress, discontinuità, difficoltà nella gestione e nella pianificazione dell’assistenza in un reparto d’emergenza ad alto rischio».

 


«Le problematiche sono tante, troppe, in un reparto che dovrebbe essere il top per il ruolo che ricopre, siamo i primi a fronteggiare le emergenze, soprattutto questa attuale del Covid 19 che nessuno di noi immaginava potesse essere di tale portata come dimostrano giornalmente i bollettini dei contagiati comunicati dalla nostra Regione. In questo periodo più che mai – continua  -  il personale è sottodimensionato in proporzione al carico di lavoro, sottoposto a dei ritmi e a dei turni massacranti, sinceramente e personalmente ritengo che il nostro reparto stia sopportando sulle proprie spalle un peso veramente immenso».

 

Eppure, le soluzioni secondo la sigla sindacale ci sarebbero: «Basterebbe un po' di interesse e di personale in più per migliorare queste condizioni, quali ad esempio la riapertura del reparto di Osservazione Breve Intensiva, una branca del Pronto Soccorso che doveva essere potenziata e non chiusa in questo delicato momento storico, molto utile e fondamentale sia per una migliore gestione del pronto soccorso, ma soprattutto per la popolazione che necessita di tale servizio. E poi ancora il Servizio Emergenza e Urgenza del 118, ambulanze datate e utilizzate spesso per finalità per le quali non sono destinate e spesso senza medico».

 

«Il problema sempre più attuale e discusso del presidio ospedaliero di Soveria Mannelli privato oramai di tutto, con conseguenze gravi che si ripercuotono in tutto il comprensorio montano. In questi giorni ho sentito parlare della creazione di ospedali da campo, ma stiamo scherzando o diciamo sul serio? È vero che ci sono condizioni che lasciano immaginare a scenari bellici con barelle nei corridoi, fila agli ingressi e tanto altro ancora, ma le strutture ci sono e sono pure attrezzate-. Basta solo riaprirle, assumere personale e riempirle di pazienti che necessitano di assistenza e cure. Tutto ciò si chiama diritto alla salute – sottolinea Spanarelli -  un diritto sancito dalla Costituzione Italiana a tutta la popolazione senza alcuna distinzione, neanche di tipo geografico…ma a quanto pare negli ultimi anni Tutti si sono dimenticati che la Calabria è una delle venti regioni italiane dove le persone vivono, lavorano, pagano le tasse come tutti ma purtroppo si anche ammalano e non trovano una risposta in questa terra disagiata dove è difficile avere risposte e assistenza in termini di salute».

 

«Possano queste semplici considerazioni, espresse prima di tutto come cittadino calabrese, infermiere e poi come rappresentante, giungere come un grido di dolore a chi può aiutarci ad Aiutarvi in questo drammatico momento che stiamo tutti vivendo».

Giornalista
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