Mancano i medici: stop a visite e day hospital nel reparto di Medicina dell'ospedale di Lamezia

VIDEO | La decisione è del primario Mancuso vista l’impossibilità con l’attuale organico di garantire adeguati standard. A breve potrebbe arrivare rinforzi da Soveria ma il locale Comitato insorge

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di Tiziana Bagnato
11 dicembre 2019
14:01

Stop alle visite specialistiche, stop ai day hospital, ridimensionamento dei posti letto. La struttura operativa complessa di Medicina interna dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme non lavora più a pieno regime.

Lo ha deciso il primario Gerardo Mancuso, già direttore generale dell’Asp di Catanzaro, stante l’impossibilità di garantire il diritto alla salute dei pazienti con l’attuale organico. Sulla carta i medici dovrebbero essere nove, ma in realtà sono quattro più un medico sumaista dedicato solo alle attività ambulatoriali. «È inconcepibile che una struttura sanitaria che funziona venga ridimensionata dall’incapacità della pubblica amministrazione a gestire i problemi», spiega Mancuso.


 

Il tutto in una delle Medicine interne menzionate tra le migliori d’Italia. Tra i fiori all’occhiello anche la subintensiva internistica. La Società Scientifica di Medicina Interna ha, infatti, individuato il modello organizzativo lametino come da replicare a livello nazionale.

E in effetti qualcosa di diverso rispetto alla “solita sanità” a cui siamo abituati si nota da subito, sin da quando si mette piede nel reparto. Ordine e pulizia ovunque, personale accogliente e disponibile ma manca la materia prima: i medici, che in condizioni normali sono costretti a gestire in quattro 30 posti letto e che stanno rinunciando, denuncia il primario, anche alle ferie.

 

E l’azione di forza di Mancuso sembra avere riscosso una reazione da parte dell’Asp. È arrivata la promessa di una risoluzione in tempi rapidi del problema. Al momento verrebbe applicata la mobilità ai medici di Medicina Interna di Soveria che a turno andrebbero a rimpinguare il corpo medico lametino.

Notizia che ha fatto drizzare le antenne al Comitato Pro Ospedale del Reventino che da anni fa da vedetta e da pungolo sulle carenze del presidio montano e parla dell’ennesimo scippo: «Un azzardo amministrativo del tutto inadeguato, e poco attento alla tempistica, mai presa nei tempi dovuti, ma conseguenza di un fatto immediato, benché in anticipo se ne potevano sapere le conseguenze e correggere ogni eventuale crisi sul reparto, come ogni illuminato amministratore dovrebbe fare».

Giornalista
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