Lamezia, tre arresti per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori

Percosse, pedinamenti e vessazioni di ogni genere su donne. La Polizia di Stato è intervenuta in tre casi applicando la normativa denominata “Codice rosso”

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di T. B.
13 novembre 2019
15:18

Tre arresti per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. E’ il bilancio di quanto portato a termine dagli agenti del commissariato di Polizia di Lamezia Terme, coordinati dal dirigente Alessandro Tocco, in applicazione della recente normativa denominata Codice Rosso. Le attività info-investigative condotte dal personale del Commissariato, utilizzando anche appostamenti e video prelevati da impianti di videosorveglianza, hanno fornito ai giudici del tribunale lametino il quadro indiziario e i riscontri della gravità dei fatti commessi dagli indagati Antonio, Mario e Giuseppe (tre nomi di fantasia usati per ovvie ragioni di discrezione nei confronti delle vittime), ai danni delle rispettive compagne e familiari. Nei loro confronti l’Autorità Giudiziaria ha disposto la misura cautelare del divieto di avvicinamento all’abitazione e ai luoghi frequentati dalla vittima e dai sui familiari e l’obbligo di mantenere una distanza non inferiore a 200 metri nell’eventualità di incontro occasionale, con il divieto, inoltre, di comunicare attraverso qualsiasi mezzo o interposta persona con la donna e la sua famiglia.

 


“Antonio”, 38 anni, si è reso responsabile per circa tre anni di condotte lesive a danno della sua compagna “Antonella” (nome di fantasia). Una convivenza caratterizzata da continue scenate di gelosia morbosa e possessiva che, l’estate scorsa si è manifestata con maggiore frequenza, tanto che la donna ha deciso di interrompere definitivamente la relazione sentimentale. L’uomo con comportamenti persecutori molestava Antonella inviandole plurimi messaggi di testo e vocali ossessivi, di giorno e di notte e spesso dal contenuto molesto ed ingiurioso, presentandosi sovente sotto casa e nei pressi del luogo di lavoro della donna, pedinandola ed arrivando ad inseguirla e speronarla con la sua automobile. Inoltre, spesso si appostava di nascosto sotto casa per apparire improvvisamente e reiterare una scenata di gelosia.L’invasività indicibile degli atti vessatori e persecutori compiuti dall’uomo sono stati tali da generare uno stato di prostrazione psicologica, limitare la sfera della libertà di Antonella, cagionando un grave e perdurante stato d’ansia e generando un fondato timore per la propria incolumità e quella dei suoi familiari.


Anche nel secondo caso, le indagini del personale del Commissariato lametino hanno fornito riscontri ai gravi indizi di colpevolezza a carico di “Mario”, 37 anni, che per circa tre mesi ha maltrattato la compagna “Mariella” (nome di fantasia), con reiterati atti di vessazione fisica e morale, minacce e molestie, alcuni commessi in presenza dei figli minori. La morbosa gelosia dell’uomo si è manifestata improvvisamente a settembre: Mario andava in escandescenza ogni qualvolta la compagna usasse il cellulare. Quando è arrivato a sottrarle e rompere il cellulare in presenza di un parente della donna, Mariella intimorita ha sporto denuncia.


L’uomo, dopo aver lasciato la casa familiare, mosso da cieca gelosia, ha intensificato le condotte persecutorie con minacce di voler sottrarle i figli e di dar fuoco alla sua autovettura, fino ad arrivare ad aggredire Mariella causandole lesioni personali. Una serie infinita di gravi episodi, scaturiti persino nel sabotare il veicolo della donna, altre aggressioni fisiche e continue telefonate persecutorie e intimidatorie, anche quando la donna temendo per la propria incolumità e dei figli si è trasferita nella casa dei genitori. E, nonostante le numerose querele, Mario non ha desistito dalla sua condotta persecutoria ed oppressiva, aggravata dal perpetrarla anche in presenza dei due figli.

 


“Giuseppe”, cinquanta anni, all’inizio del 2017 decide di lasciare spontaneamente la casa della sua compagna “Giuseppina”(nome di fantasia), dopo una convivenza di circa dieci anni. Alla nascita della loro bambina il loro rapporto era degenerato e nel tempo era divenuto insostenibile per il comportamento autoritario e prevaricatore dell’uomo.
Di fatto, Giuseppe continuava a frequentare quella casa e Giuseppina glielo permette per facilitare i rapporti con la bambina, ma anche in tali occasioni l’uomo maltratta la sua compagna e i suoi figli minori (avuti dalla donna in una precedente relazione), alla presenza della loro bimba, sottoponendoli a reiterati e frequenti atti di vessazione fisica e morale, percuotendoli ed insultandoli. Tali comportamenti si sono ripetuti per quasi due anni e in due casi usando violenza tale da causare gravi lesioni a Giuseppina. A quel punto la donna ha deciso di incontrare Giuseppe per farlo stare con la bambina solo in luoghi pubblici, anche in tali occasioni il suo comportamento non è mutato: litigi per futili motivi, pedinamenti a piedi o in automobile ostacolando la marcia del veicolo condotto dalla donna. Dopo aver tollerato per anni soprusi, vessazioni e violenze morali e fisiche, temendo per la propria l’incolumità, quella della bambina e degli altri due figli, Giuseppina nel mese di ottobre denuncia il tutto agli organi di Polizia. La gravità dei fatti rappresentati e la puntuale osservanza dei tempi imposti dalla nuova disciplina introdotta con il cosiddetto “Codice Rosso” hanno portato all’adozione del provvedimenti cautelari nei confronti dei tre uomini.

 


L’impegno della Polizia di Stato prosegue senza sosta con sempre maggiore impegno e professionalità ma è importante che le vittime dei maltrattamenti denuncino quanto subiscono, l’esortazione è rivolta anche a coloro che ne vengano a conoscenza, per permettere che si intervenga il prima possibile per porre fine alle brutalità.

Giornalista
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