Lamezia, usura: condannato a tre anni l'imprenditore Caruso

La sentenza è arrivata al culmine del processo con rito abbreviato. Assolto, invece, dal reato di esercizio abusivo del credito. Le indagini erano partite dall'operazione “Turpe lucrum”
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di Tiziana Bagnato
18 maggio 2018
14:25

Tre anni di reclusione e confisca dei beni per dieci milioni di euro per il reato di usura. Assoluzione, invece, per il reato di esercizio abusivo del credito. Ha deciso così oggi per l’imprenditore lametino Giuliano Caruso il giudice Valentina Gallo al culmine del processo per rito abbreviato.

 


Caruso dovrà anche pagare una sanzione da otto mila euro. A mettere le Fiamme Gialle sulle tracce dell’imprenditore l’operazione Turpe Lucrum, portata a termine dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme, diretta dal tenente colonnello Fabio Bianco, sotto la direzione della Procura della Repubblica diretta dal dottor Salvatore Curcio che avevano portato al sequestro di beni, intestati o comunque ritenuti riconducibili all’imprenditore, per un valore che si aggirava intorno agli 11 milioni di euro.

 


All’epoca dei fatti ci furono altri cinque indagati, tra i quali Ferdinando Greco e Antonio Arcieri “u lupu”, rinviati a giudizio per il reato di usura. Per tre imprenditori vittima, due sono stati rinviati a giudizio per favoreggiamento e un terzo per false dichiarazioni rese al pm. Per loro il processo si svolgerà con rito ordinario. A sostenere l’accusa, il pubblico ministero Emanuela Costa che aveva chiesto per l’imprenditore una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione e il pagamento di una multa di 16mila euro. Mentre i legali di Caruso, gli avvocati Francesco Gambardella e Antonio Larussa, avevano chiesto l’assoluzione del loro assistito perché il “fatto non sussiste”.

 

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Giornalista
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