Lavoro, la Cgil striglia le categorie agricole del Cosentino: «Lotta al caporalato è priorità»

Il segretario Sposato critica l'assenza delle sigle di comparto dal tavolo istituzionale convocato dalla Prefettura. «Segnale inquietante, servono protocolli di legalità»

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di Redazione
18 luglio 2020
16:58
Angelo Sposato
Angelo Sposato

«Una delle priorità in Calabria è la lotta al caporalato, al lavoro povero, sfruttato. Sono molte le aziende che in agricoltura, in edilizia, nel commercio, nel turismo e nei servizi che pagano i lavoratori in nero, grigio, con buste paga formali e la metà dei soldi reali. Lavoro sottopagato, che non consente ai giovani di crearsi una prospettiva di vita».

Lo afferma, in una dichiarazione, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato.


 

«In agricoltura, le ultime operazioni giudiziarie – aggiunge Sposato – hanno consegnato uno spaccato che denunciamo quotidianamente come Cgil a tutti i livelli. Le inchieste ci dicono che, oltre allo sfruttamento del lavoro, c'è una sistematica alienazione dei diritti umani, un esproprio dell'identità, una riduzione in schiavitù. Per queste ragioni occorre un inasprimento delle pene contro gli sfruttatori e i caporali».

 

«L'assenza delle categorie agricole al tavolo istituzionale convocato ieri dalla Prefettura di Cosenza - dice ancora il segretario generale della Cgil Calabria – è un segnale inquietante che va stigmatizzato e segnalato alle federazioni nazionali. Se ci sono sfruttati, ci sono sfruttatori e l'assenza di ieri non è un bel segnale. Vanno sottoscritti i protocolli di legalità in edilizia e in agricoltura e istituita la rete del lavoro agricolo di qualità incidendo sul trasporto e collocamento pubblico, sulle politiche abitative. Serve il rispetto dei contratti nazionali di lavoro. La lotta al caporalato è lotta alla 'ndrangheta, che controlla tutta la filiera agricola. Per queste ragioni è necessaria la responsabilità sociale della grande e media distribuzione».

 

«La Cgil, la Flai, la Fillea, tutte le altre federazioni di categoria e le Camere del Lavoro – conclude Sposato – in questa battaglia ci sono quotidianamente».

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