Call center, la Uil pronta alla mobilitazione chiede un tavolo nazionale

VIDEO | Il sindacato incalza: «Di Maio deve richiamare le aziende delle telecomunicazioni a non lasciare il territorio»

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di Giovanni Verduci
19 luglio 2019
16:36

Un esito negativo della vertenza Abramo potrebbe avere un effetto devastante sul tessuto economico di Crotone. Per questo la Uil, dopo che l’ultimo incontro al Mise è saltato per l’assenza del ministro Di Maio, ha scelto di indire una conferenza stampa e rimandare la palla a Roma.

 


«Quella del call center di Abramo - ha detto il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo - deve entrare a pieno titolo fra le tante situazioni di crisi aperte sul tavolo del Ministero per lo sviluppo economico. Noi sosterremo con tutte le nostre forze la battaglia di questi lavoratori e chiederemo di fare la stessa cosa alla deputazione parlamentare calabrese. Allo stesso tempo chiediamo la massima attenzione da parte del governo regionale che ha nelle proprie disponibilità diversi strumenti per far ripartire lo sviluppo di questa terra».

 

La Uil calabrese, in tutte le sue espressioni, sta seguendo le centinaia di lavoratori impelagati in questo delicato momento di crisi ed è pronta a dare valenza nazionale a questa vertenza e per farlo non esclude una escalation della mobilitazione.

 

«Lo abbiamo detto anche al Prefetto di Catanzaro - ha detto Fabio Guerriero, Segretario generale della Uilcom calabrese - siamo pronti ad una escalation nella nostra mobilitazione, anche prevedendo forze estreme di protesta».

 

Per il Segretario crotonese della Uil Fabio Tomaino il Mise ha grandi responsabilità nella risoluzione di questo stato di crisi e potrebbe ribaltare il quadro chiamando alle proprie responsabilità tutte le aziende di bandiera che si affidano alle cure dei call center.

 

«Se questa crisi esplodesse - ha dichiarato Fabio Tomaino - la provincia di Crotone subirebbe l’ennesimo schiaffo occupazionale. Il ministro Di Maio ha la forza di richiamare le aziende delle telecomunicazioni, quelle in particolare che sono partecipate dallo Stato, a mantenere queste attività sul territorio e a rispettare quanto previsto dal contratto».

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