«Nella mia lunga esperienza di legale che si occupa di questi casi non era mai accaduto che si chiedesse un rinvio per replicare nella fase conclusiva. Tuttavia ascolteremo le repliche ed eventualmente controreplicheremo, come consente la procedura. Solo una dilazione, il quadro circa l'estraneità alle accuse di Marjan per me resta chiaro. È innocente».

Commenta così Giancarlo Liberati, l'avvocato difensore di Marjan Jamali, l'inatteso epilogo processuale odierno. La giovane iraniana è sotto processo a Locri con l’accusa di essere una scafista. Quella di oggi avrebbe dovuto essere l'ultima udienza e si attendeva la sentenza, invece la pm ha chiesto un rinvio per replicare all'arringa difensiva. Del destino di Marjan Jamali si deciderà il prossimo 16 giugno.

Rilasciata lo scorso marzo, dopo essere stata posta ai domiciliari (dal maggio 2024) e prima ancora detenuta in carcere, con suo figlio di otto anni, dovrà ancora attendere per qualche settimana la conclusione del processo in corso dinanzi al tribunale di Locri. Lo farà a Camini all’interno nel progetto Sai gestito dalla cooperativa sociale Eurocoop servizi a r. l. (Jungi Mundu), dove con suo figlio di otto anni è stata accolta già lo scorso anno.

Oggi fuori a sostenere Marjan il comitato Free Marjan Jamali, con attiviste giunte anche da Reggio Calabria. Fuori dal tribunale c'è anche Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana, assolta dalla stessa accusa lo scorso febbraio, dopo aver trascorso in carcere dieci mesi. Sta sostenendo la giovane nel processo e con altri rappresentanti dell'associazione Tre dita (simbolo di resistenza contro l’oppressione e di solidarietà nei confronti dei gruppi marginalizzati e discriminati) che presiede ha manifestato con poster e cori, denunciando la criminalizzazione dei rifugiati politici.

«È vero che Marjan Jamali - ha sottolineato Maysoon Majidi - non è direttamente una figura politica, ma è una donna, e viveva in Iran. È vittima delle leggi patriarcali della Repubblica Islamica, come quella che assegna la custodia dei figli alla madre solo fino ai sette anni, dopo di che il figlio passa al padre. Marjan voleva soltanto vivere serenamente con suo figlio di otto anni».

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