Lusso e sussidi, il boss di Cutro con il reddito di cittadinanza: sequestri per 500mila euro

VIDEO | Arrestato nel 2019 per associazione mafiosa, Alfonso Mannolo percepiva l’aiuto insieme ad altre 7 persone a lui vicine. L’indagine della Guarda di finanza ha scoperto anche evasori totali e residenti all’estero

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di Redazione
15 dicembre 2020
12:25

Percepiva il reddito di cittadinanza illecitamente, a seguito di omesse dichiarazioni. Si tratta di Alfonso Mannolo, arrestato nel maggio del 2019 per i reati di associazione mafiosa, traffico di droga, riciclaggio, estorsione e usura, e considerato il boss della locale di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro.

 


A scoprirlo la Guardia di finanza di Crotone che estendendo le indagini e tramite la collaborazione e l’interscambio informativo con l’Inps, hanno appurato che anche altre 7 persone, familiari conviventi di soggetti arrestati insieme al boss nell’ambito dell’Operazione contro la ‘ndrangheta di Cutro “Malapianta”, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza con false dichiarazioni.

 

In particolare i finanzieri hanno passato al setaccio una lista di soggetti condannati definitivamente, ovvero attualmente imputati e detenuti per associazione mafiosa, ed altri reati socialmente pericolosi. Infatti la normativa prevede che, tra i requisiti che i richiedenti devono possedere per poter accedere al sostegno economico dello Stato, non vi siano misure cautelari personali in capo ai componenti il nucleo familiare. Non solo al momento della presentazione della domanda ma anche durante il periodo di erogazione del beneficio.

 

Il capo della locale di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro e le altre 7 persone appartenenti alle famiglie fedeli alla cosca percepivano il reddito di cittadinanza nonostante conducessero un tenore di vita molto alto, come dimostrato dai numerosi beni di lusso sequestrati al termine dell’operazione “Malapianta”. Il danno accertato per le casse dello Stato ammonta a 92mila euro.

 

Coinvolti imprenditori e residenti all'estero

Nell’ambito delle attività investigative svolte sono emersi ulteriori elementi circa la pericolosità fiscale dei soggetti controllati:

- 17 di essi sono risultati essere detentori di partite iva attive, dunque imprenditori a tutti gli effetti, operanti in diversi settori economici, dalla ristorazione alla vendita di calzature, l’edilizia, l’agricoltura, la produzione di infissi, la gestione di stabilimenti balneari, l’allevamento. Tra questi spicca, altresì, un Avvocato. Tutti sono risultati essere evasori totali, non avendo mai presentato le prescritte dichiarazioni dei redditi e, pertanto, la loro posizione sarà oggetto di ulteriori controlli;

- 2 sono addirittura risultati essere residenti stabilmente in Germania ma, dichiarando falsamente la loro residenza nella provincia di Crotone sono riusciti ad accumulare, illecitamente, il Reddito di cittadinanza per un totale di € 15.000;

- 11 soggetti sono, infine, riusciti ad ottenere, in modo illegittimo, il Reddito fornendo false attestazioni.

 

L'aiuto ad un arrestato di Stige

L’attività svolta dai Finanzieri pitagorici ha permesso inoltre di intercettare l’acquisizione indebita del sostegno economico anche da parte di una persona di Cirò Marina, destinatario di misura cautelare personale degli arresti domiciliari, nel gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione contro la ‘ndrangheta cirotana denominata “Stige”. Quest’ultimo risulta avere percepito, illecitamente, il Reddito di Cittadinanza dall’Aprile 2019 per un totale di € 9.500.

 

C'era chi lavorava in nero

Continuando a scandagliare i soggetti affiliati alla ‘ndrangheta, le Fiamme Gialle crotonesi hanno infine scovato tre indebiti percettori della prestazione sociale intenti a lavorare in nero. Tra questi Gaetano Santoro, già condannato, con sentenza passata in giudicato il 11.12.2018, per associazione a delinquere di stampo mafioso e spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione condotta nei confronti della ‘ndrangheta crotonese denominata “Heracles”. Tutti sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Crotone che ha assunto la direzione delle indagini e ha incaricato la Guardia di Finanza di svolgere, nei confronti dei responsabili, anche gli accertamenti patrimoniali necessari per pervenire a ulteriori e successivi sequestri.

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