Magistrato arrestato, a Salerno l'interrogatorio di Marco Petrini

Il giudice è accusato di corruzione aggravata in atti giudiziari e si trova recluso nel carcere Salerno

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di Luana  Costa
17 gennaio 2020
17:05
Marco Petrini
Marco Petrini

È comparso questa mattina dinnanzi al Gip del Tribunale di Salerno, Marco Petrini, presidente della terza sezione della Corte d'Appello di Catanzaro e della commissione provinciale tributaria arrestato mercoledì nell'ambito dell'inchiesta Genesi, istruita dalla Procura salernitana.

Il magistrato ha dovuto rispondere delle accuse di corruzione aggravata in alcuni casi dalla modalità mafiosa in atti giudiziari per aver ricevuto denaro e prestazioni sessuali in cambio di informazioni sui procedimenti pendenti in Corte d'Appello.

Le accuse 

Marco Petrini è pure accusato di essere intervenuto per modificare le sentenze. Attualmente si trova detenuto nel carcere di Salerno, dove questa mattina è stato interrogato dal Gip. Il magistrato, difeso dal professore Agostino De Caro del foro di Salerno e da Ramona Gualtieri del foro di Lamezia, ha deciso di rispondere alle accuse.

L’interrogatorio si è protratto per oltre cinque ore, durante il quale il magistrato ha precisato come «per una vicenda giudiziaria in cui gli si contesta di essere legato ad un avvocato di Catanzaro che sarebbe stato favorito in forza di un intreccio illecito tra i due, sono stati irrogati tre ergastoli quando in primo grado i due imputati avevano avuto trenta anni ed uno era stato assolto».


«Denaro frutto di un prestito»

Ha, inoltre, spiegato le ragioni per cui si trovava in possesso di tutto quel denaro in contante immortalato dalla telecamere «perché frutto di un prestito documentato, peraltro, da un’intercettazione depositata in atti».

Ha obiettato come «nessun provvedimento da lui adottato può essere a lui addebitato come illecito» e ha replicato «alla contestazione di non avere ammesso l’esame di un pentito in forza di un rapporto con un’avvocatessa, che in quel processo furono ammessi altri cinque pentiti e che quel pentito era stato citato a rispondere per fatti che nulla avevano a che vedere con quello in corso di giudizio». Ha poi aggiunto che in ogni caso «quel processo si sarebbe concluso con una sentenza di condanna».

Giornalista
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