Mamma di un bimbo disabile ma non può vaccinarsi: ennesimo paradosso calabrese

Ancora una volta la piattaforma per le prenotazioni non è stata aggiornata. Nonostante la normativa nazionale preveda che i genitori di minori fragili possano immunizzarsi, il sistema non li riconosce

 

 

di Alessia Principe
30 aprile 2021
20:47
Rosita Terranova
Rosita Terranova

Per la piattaforma di prenotazione dei vaccini il figlio di Rosita non esiste. È gravemente disabile, fin dalla nascita, ha solo dieci anni quindi non rientra nella fascia d’eta vaccinabile. Ma Rosita è sua madre e anche sua caregiver ed oggi, secondo una comunicazione ufficiale della Protezione civile calabrese, sarebbero dovute partire proprio le prenotazioni per questa categoria.

Ostacolo invalicabile

«I paradossi sono due – spiega Rosita –: i caregiver sono una categoria che in Italia non è mai stata riconosciuta, né da un punto di vista legale né economico, quindi individuarli è abbastanza complicato, in secondo luogo il cortocircuito riguarda proprio l’impossibilità di prenotarsi se si ha un figlio minorenne che non può vaccinarsi a prescindere».


Italia versus Calabria

In Italia, almeno al momento, non possono essere vaccinati i minori, neppure se affetti da gravi disabilità. Questo è un limite stabilito da un protocollo nazionale secondo il quale fino a quando non saranno effettuati dei test che appurino la sicurezza dei vaccini anche nei soggetti più giovani, il limite resta quello indicato nelle linee guide del Ministero della Salute. Benissimo. Ma leggendo gli aggiornamenti più recenti, relativi alle categorie vaccinabili, si legge: «Il piano strategico prevede anche la vaccinazione di genitori/caregiver/familiari delle persone facenti parte della “categoria 1” nei seguenti casi: al posto dei minori che non possono essere vaccinati per mancanza di vaccini indicati, e che rientrano una situazione di estrema vulnerabilità, devono essere vaccinati i genitori, tutori, affidatari».

Come fantasmi

Tutto questo, al momento, in Calabria non è possibile. «Stamattina ho chiamato al numero verde indicato nel comunicato della Protezione civile – racconta Rosita – all’operatrice ho comunicato il particolare codice, che si trova sul retro della tessera sanitaria di mio figlio, gravemente disabile fin dalla nascita – ma sul sistema di lui non c’è traccia e di conseguenza neanche di me. Mi è stato detto che i caregiver possono prenotarsi solo dopo la vaccinazione del soggetto fragile ma nel caso di mio figlio, minore, questo non è possibile».

L’ultimo capitolo del lungo cammino verso la vaccinazione di massa ha urtato, ancora una volta, contro una piattaforma che non segue il passo delle direttive nazionali. Bastava una connessione con i medici di base, i pediatri, per avere un elenco da inserire, invece niente, al momento non è possibile procedere, almeno non tutti riescono a farlo.

Una categoria che non esiste

«Voglio essere franca, questa storia dei caregiver mi sembra un’assurdità a monte, sono anni che si lotta per un riconoscimento vero, solido, di una categoria che ancora resta nell’ombra. Che differenza c’è, ad esempio, tra una mamma che assiste una persona disabile e un caregiver? Al momento nessuna differenza. I caregiver dovrebbero essere figure professionali, formate adeguatamente, che hanno studiato, retribuite regolarmente dallo Stato, i genitori, e parlo da madre di un bimbo gravementente ammalato, irreversibilmente malato, non possono ricoprire questo ruolo, non è giusto».

L’emergenza Covid ha portato a forzare un po’ la mano, per cercare di tutelare chi si occupa di persone fragili ed estremanente fragili, ma questo vulnus sta causando molta confusione, come nel caso di Rosita. «La normativa nazionale è chiara, anche i genitori di minori estremamente fragili vanno vaccinati, non c’è spazio per interpretazioni, solo che al momento in Calabria sembra una missione impossibile». L’ennesima.

Giornalista
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