Mammasantissima - Processo alla ’ndrangheta, la nota di rettifica dell’avvocato di Giorgio De Stefano

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota del legale Giovanni De Stefano in riferimento alla seconda puntata del format andato in onda su LaC Tv

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30 gennaio 2023
10:28

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota dell'avvocato di Giorgio De Stefano, Giovanni De Stefano, in riferimento alla seconda puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta, andata in onda il 24 gennaio. 

La nota dell'avvocato De Stefano

Nel corso della suddetta trasmissione televisiva, procedendo nella narrazione delle indagini (invero risalenti a prima del 2016) sul più alto livello della ‘ndrangheta reggina, e precisamente subito dopo avere mandato in onda una intercettazione ambientale del 24.07.2013 [progr. n. 682 RIT 888/2013 p.p. 1040/2013 RGNR-DDA di Reggio Calabria] tra Chirico Filippo e Repaci Anita, il conduttore del programma, dott. Pietro Comito, ha fatto il commento che di seguito si trascrive [a partire dal min. 08:35] per come risultante dalla registrazione-video pubblicata successivamente su , mentre alle spalle del conduttore, sullo sfondo, veniva proiettata una immagine ingrandita del volto dell’avvocato Giorgio De Stefano simbolicamente affiancata, o contrapposta, a quella del procuratore aggiunto dott. Giuseppe Lombardo:  ovvero quel livello superiore invisibile e riservato della ‘ndrangheta che controlla il battito cardiaco nella città dello stretto e non solo nella città dello stretto. É la stessa intercettazione, quella che avete poc’anzi ascoltato, che è stata peraltro oggetto di un acceso confronto processuale, nella quale si richiama la figura di Giorgio De Stefano, cugino di Paolo e dell’altro Giorgio De Stefano fondatori del blasonato casato ‘ndranghetista di Reggio Calabria. Giorgio De Stefano, questo Giorgio De Stefano, considerato al vertice del direttorio criminale della città dello stretto e già al centro delle indagini istruite dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Giorgio De Stefano poteva contare su dei riservati. Chi sono i riservati? Uomini capaci di intrattenere relazioni inconfessabili, uomini come Giovanni Zumbo. E chi è Giovanni Zumbo? Un professionista, un commercialista, ma anche un massone aderente alla loggia “araba fenice”, già segretario particolare dell’ex assessore regionale caduto in disgrazia Alberto Sarra. Giovanni Zumbo fino al 2006-2007 è stato anche un collaboratore dei servizi segreti e nel Marzo del 2010 Zumbo fa qualcosa di assolutamente incredibile: si presenta a Bovalino a casa di Giuseppe Pelle…>.


• che In sostanza il giornalista Comito ha riprodotto il tema dell’inchiesta penale denominata “mammasantissima” (poi confluita nel procedimento denominato “Gotha”), risalente al 2016, omettendo di citare la sentenza della corte di cassazione del 10.03.2022 che ha annullato in parte senza rinvio e in parte con rinvio la sentenza di condanna emessa carico di Giorgio De stefano; 

• che l’omissione della notizia più attuale o perlomeno più recente — ossia la sentenza di annullamento della Corte di Cassazione — appare tanto più rilevante in quanto la Suprema Corte ha annullato la condanna, accogliendo pressoché in toto il ricorso della difesa (in un articolo apparso sul sito “I calabresi” l’8 giugno 2022, dopo il deposito della motivazione, un giornalista ha scritto che la cassazione “ha fatto in coriandoli” la sentenza di condanna), anche con riferimento a quelle parti della ricostruzione accusatoria che vengono citate dal dott. Comito nel corso del programma andato in onda su  la sera del 24 gennaio 2023, e cioè proprio con riguardo sia all’illegittimo collegamento dell’esponente alla intercettazione ambientale CHIRICO-REPACI che ai suoi presunti rapporti illeciti con Giovanni Zumbo (Vedi paragrafi 4.5.3 e 4.5.4 della motivazione della sentenza di annullamento);

• che il giornalista Comito, inoltre, con riferimento alla intercettazione Chirico/Repaci ha omesso di riferire sull’esito delle perizie fonico-trascrittive che hanno escluso che Chirico avesse pronunciato il nome dell’esponente e la parola  che viene citata nel programma malgrado sia risultata inesistente all’esito di due perizie d’ufficio (prima Biancuzzo e poi Romito) e di una sorta di “superperizia” autonomamente affidata dal p.m. al prof. Trumper, accademico particolarmente esperto nell’individuazione dei fonemi del dialetto calabrese. E proprio la consulenza del prof. Trumper, disposta dal procuratore aggiunto dott. Lombardo, ha escluso recisamente ogni possibilità che Chirico avesse pronunciato il nome . Il conduttore Comito si è limitato a dire che l’intercettazione <è stata peraltro oggetto di un acceso confronto processuale>. Tale inciso, oltre a non essere sufficiente ad appagare l’esigenza della  di ciò che è stato riferito, dimostra esattamente che il giornalista era ben consapevole dell’esistenza delle perizie foniche (non già contrastanti ma anzi) concordi nell’escludere la presenza del nome dell’esponente, dissentendo da ciò che veniva affermato nella trascrizione della intercettazione fornita dalla polizia giudiziaria con l’informativa del 2013;

• che la circostanza che alla redazione de  fosse nota la sentenza della Corte di Cassazione – pubblicata precedentemente, e con diversi articoli, anche sulla stessa testata giornalistica online , tra i quali quello dell’8 giugno 2022 titolato “Le motivazioni Gotha, la Cassazione: Illogico sostenere che Giorgio De Stefano facesse parte degli invisibili della ‘ndrangheta” – rende più grave l’omissione operata nel corso del format , in quanto dimostra la consapevolezza dell’incompletezza della enfatizzata narrazione di fatti risalenti e posti quantomeno in discussione dalla cassazione in capo al conduttore del programma, il quale ciononostante ha messo in collegamento il nome, e la stessa fotografia del volto, dell’avvocato Giorgio De Stefano proprio con l’intercettazione Chirico/Repaci che, stando alle perizie foniche e alla sentenza della Corte di Cassazione, era stata illegittimamente valorizzata nella ricostruzione accusatoria;

• che anche con riferimento ai presunti rapporti con Giovanni Zumbo, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna (vedi paragrafo 4.5.3));

 

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