L'associazione "Difendiamo il mare" chiede la chiusura o la deviazione controllata del canalone B per bloccare l'immissione in mare di reflui potenzialmente inquinanti e controlli trasparenti su attività industriali
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Il Golfo di Lamezia da oltre un anno sta affrontando una grave emergenza ambientale che minaccia di compromettere irrimediabilmente la stagione turistica in corso. Un argomento assai delicato che tiene banco tanto sui media quanto sui social, dove decine di persone ogni giorno postano foto allarmanti che testimoniano la colorazione verde del mare. «Fa così tanta impressione – si legge sui social – che passa la voglia di bagnarsi perfino i piedi per paura di contrarre chissà quali schifezze». L’allarme da più parti lanciato già lo scorso anno, dove il tema cardine tra Pizzo e Lamezia era appunto la colorazione verde del mare, ha acceso i riflettori sull’entroterra, dove insistono attività industriali e agricole ritenute i probabili responsabili di quanto poi giunge a mare alterando la colorazione dello stesso. Ipotesi e sospetti, da parte di associazioni e liberi cittadini che si scontrano con i dati ufficiali delle analisi effettuate poi da ArpaCal che continua a sottolineare come «il fenomeno sia legato alla proliferazione di alghe dovuta all’aumento della temperatura marina».
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