Il decesso della donna originaria dell’Ecuador è solo l’ultimo di questi episodi, interventi spessi ritenuti di routine ma effettuati in strutture sprovviste di autorizzazioni o da professionisti non specializzati
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Morire di chirurgia estetica. Non c'è solo la donna di 47 anni originaria dell'Ecuador deceduta oggi per un malore in seguito a un intervento di liposuzione in uno studio privato romano.
Sono tante le vittime decedute sotto i ferri o rimaste deturpate per operazioni che dovevano migliorare il loro aspetto. Interventi spesso ritenuti di routine ed eseguiti in cliniche private prive di permessi. Un mercato quello della chirurgia estetica sempre più in espansione e che ha visto negli ultimi anni, complice la richiesta, il sorgere di tanti studi che offrono prezzi concorrenziali ma, come spesso la cronaca rivela, senza avere le garanzie minime.
Come accaduto a Margaret Spada, morta a 22 anni il 7 novembre scorso a Roma dopo dopo tre giorni di agonia per un intervento di rinoplastica parziale in un centro medico che la ragazza aveva scelto sui social. La struttura, nel quartiere Eur, non era provvista di autorizzazione per quel tipo di intervento; uno dei titolari era privo di specializzazione e non poteva effettuare interventi di chirurgia estetica/plastica non a scopo ricostruttivo. Due medici erano finiti nel registro degli indagati per omicidio colposo. Venne analizzata anche la cartella clinica dell'ospedale Sant'Eugenio dove Margaret era arrivata già in condizioni gravissime. La giovane si era sentita male mezz'ora prima, appena le era stata somministrata l'anestesia. I medici avevano cercato di rianimarla ma inutilmente. Nel centro medico gli investigatori non avevano trovato documenti, a cominciare dal consenso informato, e nessun atto legato alla contabilità o a pagamenti.
Il 6 marzo dello scorso anno, sempre a Roma, in uno studio di medicina estetica di Cinecittà, la liposuzione è costata la vita a una donna di 62 anni, Simonetta Kalfus. La causa, secondo l'autopsia, sarebbe stata una grave sepsi. Nel registro degli indagati erano stati iscritti tre medici, uno dei quali è il chirurgo che praticò la liposuzione su Kalfus. C'era poi un anestesista amico della donna che la accompagnò nella struttura e un medico dell'ospedale di Pomezia, dove la donna inizialmente si era recata dolorante e dalla quale era stata rimandata a casa con una terapia antibiotica. Fu l'amico anestesista, poiché i dolori peggioravano, ad accompagnarla all'ospedale Grassi di Ostia. Qui il ricovero in rianimazione il 14 marzo, quattro giorni dopo il decesso. Il chirurgo che ha operato Simonetta Kalfus era stato già condannato un anno prima per lesioni dopo un intervento di lifting al seno.
Vanessa Cella, 37 anni, morì a marzo del 2022 dopo essere stata sottoposta a tre operazioni consecutive (rinoplastica, liposuzione e mastoplastica additiva) nelle sale chirurgiche della clinica Santa Maria la Bruna di Torre del Greco (Napoli). Dopo le operazioni, la donna fu colpita da un malore. La corsa in ambulanza, tanto disperata quanto inutile, verso l'ospedale del Mare, dove la trentasettenne giunse già priva di vita, stroncata durante il trasporto da un arresto cardiaco. Secondo quanto dichiarato dai familiari, Vanessa non si sarebbe mai risvegliata dall'anestesia e anzi, col passare del tempo e dopo gli interventi avrebbe accusato evidenti malori, fino alla morte. Nel registro degli indagati finirono cinque medici accusati di omicidio colposo in concorso.
Nel marzo 2014 Rossella Daga, di 39 anni, cagliaritana, morì nella sua abitazione, il giorno dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione in uno studio privato di Cagliari. Il chirurgo estetico che la operò fu iscritto nel registro degli indagati. (di Simona Tagliaventi – ANSA).