La denuncia

Maxirissa nel carcere di Reggio Calabria: coinvolti 50 detenuti. Il sindacato Sinappe: «Un film dell’orrore»

Per sedare le violenze è stato necessario anche il supporto degli agenti fuori servizio corsi in ausilio dei colleghi di turno (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
15 ottobre 2022
19:43

Una maxirissa ha coinvolto circa 50 detenuti nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria. Lo riferisce il sindacato Sinappe in una nota stampa a firma della segreteria provinciale. Da una prima ricostruzione, le persone coinvolte, avrebbero dato vita ad una serie di disordini e violenza all’interno di una saletta, durante la fruizione della socialità. Il sindacato parla di un vero e proprio «film dell’orrore». «Pare sia stato -specifica Sinappe - un pareggiamento di conti tra detenuti italiani ed extracomunitari».

La maxirissa e l'incendio in una camera detentiva

Nello stesso momento, un altro detenuto ha appiccato un incendio all’interno della propria «camera detentiva creando una nube di fumo in tutta la sezione che al propagarsi ha costretto l’immediato spostamento di tutti i detenuti all’area passeggi». Tuttavia «grazie al pronto intervento dell’esiguo personale in servizio, ridotto ai minimi termini da una carenza organica che il sindacato ha più volte lamentato, e al tempestivo supporto dato dai colleghi fuori servizio che nell’immediato sono corsi in ausilio, si è riusciti a scongiurare il peggio, operando con prontezza, professionalità e spirito di corpo. Ancora una volta il personale “dalla divisa blu” dell’Istituto ha dimostrato il proprio valore nonostante sia stato abbandonato a sé stesso. Infatti, questi episodi sono solo gli ultimi di una grande “escalation” avvenuta e, purtroppo, in continuo divenire».


La segreteria provinciale del sindacato ricorda: «Negli ultimi mesi il Penitenziario è stato lo scenario di aggressioni al personale, disordini in sezione e risse tra detenuti. I promotori delle violenze, i protagonisti delle aggressioni e i soggetti psichiatrici (cui l’istituto non risulta idoneo ad ospitare) tuttavia non vengono trasferiti». Da qui la necessità di interventi non più, visto l’aumento degli episodi violenti, procrastinabile.

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